22 marzo 2014

M. Recalcati: dalle "Sovrane" alle "Puttane"


Un romanzo e un saggio, due approcci diversi al tema della condizione femminile. Due libri da leggere.

Massimo Recalcati

Dalle "Sovrane" alle "Puttane" le vittime della legge dei maschi



Due libri recenti e molto diversi tra loro offrono ritratti opposti della femminilità: nel primo, titolato Sovrane, edito da Il Saggiatore, Annarosa Buttarelli - filosofa e femminista - s'impegna a ricuperare le tracce di una pratica femminile del governo, mentre nel secondo, quello di Lucrezia Lerro, già nota per romanzi di un certo successo come Certi giorni sono felice o Il rimedio perfetto - titolato La confraternita delle puttane, edito da Mondadori, emerge un universo di disperazione e di morte dove il destino delle donne appare segnato da una solitudine senza speranza.

Si tratta di due testi che sembrano meditare attorno a quel rifiuto della femminilità messo a tema da Freud. Un destino di rimozione colpisce il femminile non solo nella società patriarcale, ma nelle vicissitudini più profonde della vita psichica, sottraendogli ogni diritto di cittadinanza.

È precisamente contro questa rimozione che Annarosa Buttarelli lotta a viso aperto. Ecco la posta in gioco del suo lavoro: è possibile dare voce a una filosofia e a una pratica femminile della democrazia che si emancipi dalla «storia monosessuata maschile delle istituzioni politiche d'Occidente?».

Domanda che - secondo l'autrice - si rende necessaria constatando come «tutte le cose "maschie" sono oggi in agonia o già morte - Stato, famiglia dell'uomo che porta a casa il pane, matrimonio esclusivo tra uomo e donna, democrazia rappresentativa, polis, solidarietà di classe, salari, divisione privato-pubblico». Esiste una narrazione solo maschile della sovranità che s'incarna nell'autorità del pater familias come nella democrazia rappresentativa e che esalta l'universale della Legge contro il particolare della vita.

Diversamente, la sovranità femminile si esercita «non contro ma sopra la Legge» prendendosi cura della vita nella sua particolarità.

È il concetto stesso di rappresentanza che viene qui messo in discussione. Non si tratta di riabilitarne la funzione, ma di cogliere nella sua crisi attuale l'apertura ad un'altra pratica di governo. Nelle donne - continua il ragionamento della Buttarelli - esiste una sensibilità affettiva che intende il governare non come rappresentanza di un'altra volontà - della Nazione, dello Stato, del popolo - ma come esercizio di una cura fondata sul «primato assoluto della relazione».

Dall'Antigone di Zambrano, alla regina Elisabetta, da Hannah Arendt a Carla Lonzi, dalla dea bambina Kumari alla scrittrice Anna Maria Ortese, da Chiara di Assisi alla sindaca di Orsiglia Graziella Borsatti, l'autrice convoca i testimoni di questa «democrazia senza rappresentanza» capace di dare luogo a un economia non vincolata all'assillo dell'utile e del profitto e a una vita politica non preoccupata di unificare le differenze quanto piuttosto di esaltarle.

Ne scaturisce un libro che può essere un contributo importante nell'attuale dibattito politico impegnato a ripensare le ragioni della nostra vita insieme.

Il testo di Lucrezia Lerro ci offre invece un'altra visione del femminile che completa, come in un contrappunto tragico, il libro della Buttarelli: dalle sovrane alle puttane. Si tratta di un romanzo scritto con il consueto stile asciutto e ricco di una poesia che scaturisce dall'attenzione al dettaglio delle cose e al peso delle parole.

Ambientato in un claustrofobico paesino del profondo Sud nel corso degli anni Ottanta, dove domina il fantasma maschilista che vuole le donne «tutte puttane», ritrae le ambizioni di giovani donne dalle condizioni sociali umili, esposte ai miti consumistici di quegli anni, prive di prospettive se non quelle di farsi sposare da qualche soldato della vicina postazione militare della Nato o dai giovani più benestanti del paese.

Tuttavia questa rincorsa alla propria sistemazione che sfiora il cinismo più disperato e l'abbrutimento di sé, cela il vero tema del libro che è quello del fallimento dell'eredità. È il destino afflitto e sconfitto delle madri e dei padri a non trasmettere nulla alle loro figlie. Le sovrane lasciano qui il posto al loro rovescio: all'apatia e alla distruzione di sé.

Schiacciate dall'arroganza e dall'ignoranza machista queste madri sembrano plasmarsi sul fantasma che le umilia. Lerro entra con grande sensibilità nelle pieghe del rapporto devastante tra madre e figlia. È la rassegnazione delle madri a non permettere la trasmissione del sentimento della vita e del desiderio. Tutto appare come un grande e spettrale aborto: la vita appassita trasmette morte senza vita.

Com'è possibile per una figlia non replicare l'infelicità materna? Non lasciarsi contagiare dall'apatia e dalla tendenza alla flagellazione? Non credere che la sola cosa che conti in una donna sia «farsi sposare»?

Nella dedica, come un gesto liberatorio, si legge: «A mia madre che non mi ha impedito di partire». Essa ci rivela il dono più grande della genitorialità: sapere perdere i propri figli, saper stare dalla parte dei loro sogni.

La Repubblica – 16 novembre 2013

Annarosa Buttarelli
Sovrane
Il Saggiatore, 2013
18 euro

Lucrezia Lerro
La confraternita delle puttane
Mondadori, 2013
16 euro

Nessun commento:

Posta un commento