25 ottobre 2014

LA VITA DEGLI ALTRI NON ERA SPIATA SOLO A BERLINO...

Eric Hobsbawm

Hobsbwam fa notizia, ma negli anni della guerra fredda furono milioni gli abitanti dell'Occidente tenuti sotto controllo perchè comunisti. E l'Italia non fa eccezione. Da noi, oltre agli organi dello Stato si diedero da fare anche organizzazioni private, emanazione della Chiesa e della Confindustria. Altro che Don Camillo, bonario e dal cuore grande. I parroci schedavano tutti e senza letterina del reverendo rassicurante sul comportamento (morale e politico)dell'interessato e della famiglia non si entrava da nessuna parte.

Enrico Franceschini

“Una spia comunista” Così gli 007 inglesi pedinarono per decenni lo storico Hobsbawm

Gli mettevano i microfoni al telefono e nello studio. Gli leggevano la posta, che allora non era elettronica, ma di carta. Lo pedinavano per scoprire chi incontrava. Per decenni l’-Mi5, il controspionaggio del Regno Unito, spiò ossessivamente Eric Hobsbawm, forse il più noto storico britannico e un marxista convinto. Convinti che fosse o potesse essere al servizio di Mosca, i servizi segreti di Sua Maestà frugarono in ogni ripostiglio della sua vita privata, ma non trovarono mai prove che passasse informazioni all’Urss o tramasse per conto dell’internazionale comunista.

Il “secolo breve”, titolo del famoso saggio di Hobsbawm sul Novecento, dovette sembrare molto più lungo agli 007 inglesi che cercavano di incastrarlo: una caccia meticolosa ma, oltre che infruttuosa, maledettamente noiosa. Gli unici “segreti” che vennero alla luce furono le difficoltà matrimoniali con la prima moglie, che non lo riteneva un compagno (in senso ideologico) abbastanza «fervente», e l’ospitalità data per una notte a un misterioso personaggio «dal naso adunco e in apparenza ebreo», annotò la spia di turno sul taccuino con spirito d’osservazione antisemita, rivelatosi in seguito un parente del tutto innocuo, lo “zio Harry”, che quella sera si era fermato da lui perché aveva bevuto un po’ troppo.

Ha dunque più i tratti della commedia che del thriller la montagna di rivelazioni ottenute dal Guardian e da altri quotidiani londinesi sull’attività di spionaggio ai danni dell’eminente storico scomparso nel 2012. Commedia sì, ma tuttavia degli orrori, rivelando a che punto arrivassero le paranoie occidentali al tempo della guerra fredda, uno specchio fedele — fortunatamente senza arrivare ai campi di prigionia del Gulag — di quello che sentiva e faceva sul versante opposto la superpotenza rossa.

I documenti, otto cartelle piene zeppe di rapporti “top secret”, non soltanto su Hobswam ma pure su altri scrittori, artisti e intellettuali di sinistra dell’epoca, come Iris Murdoch, Christopher Hill e Mary Warnock, sono stati resi noti dai National Archives quasi senza censure: solo qualche riga è oscurata qui e là e un’unica cartella su di lui è stata “temporaneamente” trattenuta per motivi non meglio specificati.

Il professore era diventato un numero per il controspionaggio: 211764. Gli agenti erano riusciti a nascondere cimici nei suoi telefoni e nelle sue stanze, gli aprivano tutta la corrispondenza privata (confiscando fino a 10 lettere al giorno e fotocopiandole prima di riconsegnargliele), seguivano i suoi movimenti.

Nato in Egitto e fuggito in Inghilterra dalla Germania nazista nel 1933 per non diventare vittima dell’Olocausto, Hobsbawm era iscritto al Cpgb, il partito comunista britannico, un’adesione che non rinnegò mai, fino alla morte, anche dopo il crollo del muro di Berlino e dell’Unione Sovietica. Era la sua militanza comunista a suscitare sospetti nell’Mi5, eppure l’unica scoperta “storica” dello spionaggio nei suoi confronti è che contestò così duramente la leadership del Cpgb da rischiare di essere espulso.

A cominciare dal 1956, quando il controspionaggio venne a sapere che il professore, insieme alla scrittrice (in seguito premio Nobel per la letteratura) Doris Lessing, scrisse una lettera attaccando i leader del partito comunista britannico per il loro «acritico sostegno alle azioni sovietiche in Ungheria», ovvero alla sanguinosa invasione di Budapest che aprì la prima crepa nel fronte comunista in Europa. Quel sostegno, affermò Hobsbawm in un’assemblea del partito a King street, vicino a Covent Garden, era «il culmine di anni di distorsione di fatti», secondo quanto riferisce la registrazione del controspionaggio.

Le intercettazioni confermarono che Hobsbawm era amico di Alan Nunn May, un fisico britannico che aveva confessato di avere fatto la spia per la Russia, condannato per questo e rilasciato nel 1952. Ma tra lo storico e il fisico non saltarono mai fuori accordi per arruolare anche Hobsbawm al servizio di Mosca; né la Russia dimostrò mai alcun interesse a Hobsbawm. Insomma, l’Mi5 fece tanta fatica per niente. Due anni prima di morire, consapevole che esisteva un dossier su di lui negli archivi di stato, il professore chiese di poterlo vedere. Glielo negarono. Diventa di dominio pubblico soltanto ora, che il “secolo breve” è finito da un pezzo.


La Repubblica – 25 ottobre 2014

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