Dal sito http://gruppodilettura.wordpress.com/ riprendo con piacere le brevi riflessioni di un’anonima lettrice su un libro che le è rimasto dentro:
Kate Atkinson, “Le molte vite di Ursula Todd”
Ma forse non è così, forse il dottore arriva, taglia il cordone ed Ursula entra nella sua nuova vita.
Le ipotesi che tutti noi ci facciamo su cosa sarebbe successo “se”, su cosa sarebbe successo “se non”, per Ursula sono una realtà; le sono concesse molteplici versioni della stessa vita, lo stesso fatto può portare a gravi conseguenze o non essere neppure avvertito.
Nell’affascinante romanzo della scrittrice inglese Kate Atkinson, Vita dopo vita, la sua protagonista vive esistenze parallele, vite alternative, e l’autrice gioca con lei e con gli altri personaggi , controllandoli, gestendoli, uccidendoli, resuscitandoli. Tutto ruota comunque attorno ad Ursula che purtroppo non sarà in grado di approfittare di queste straordinarie opportunità di modificare la sua esistenza. Non si renderà conto di ciò che le succede. Vivrà tutto questo come un déjà-vu, come qualcosa che incombe su lei, a volte come un terrore inspiegabile o come un avvertimento. Intuisce, per esempio, che la sua cara tata Bridget andrà incontro a un pericolo se andrà a Londra a festeggiare la vittoria e, senza saperne il perché, sente di doverla fermare e la spinge giù dalle scale provocandole una frattura. In un’altra versione Bridget andrà a Londra, si ammalerà di spagnola e morirà dopo aver contagiato Ursula ed un fratellino che moriranno.
L’esistenza di Ursula si snoderà durante le due guerre, vivrà in Germania, o forse vivrà a Londra, conoscerà Eva Braun e tenterà di uccidere Hitler intuendone la pericolosità, incontrerà il suo futuro marito che si rivelerà un fallito crudele che la ucciderà o forse incontrerà lo stesso uomo ma lo sfuggirà. La sua vita continuerà così a slittare avanti ed indietro senza che lei la possa minimamente gestire.
Un romanzo decisamente coinvolgente in cui ci potremo porre delle domande tutti: ma è questa la nostra unica, vera vita? Ma quante volte ci sono stati accordati, come ad Ursula, squarci da cui intravvedere il futuro? Che sono quei déjà-vu di luoghi già visti, di situazioni già vissute? Perché a volte sappiamo prevedere qualcosa che puntualmente avverrà?
La piccola Ursula verrà portata da un analista verso i dieci anni, quando anche la sua famiglia si renderà conto delle sue strane percezioni e dei suoi inspiegabili terrori. L’analista le chiederà di fare un disegno e la bambina, del tutto inconsciamente, disegnerà il classico serpente che si morde la coda, il simbolo della circolarità dell’universo, dove non esiste né passato né futuro, ma solo il presente.
E la domanda essenziale è questa, e se non esistesse niente al di fuori della mente?
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