24 ottobre 2014

POVERA ITALIA!


Chi gridava al “Regime” quando c'era ”Lui”, il telepiazzista venditore di fumo, ora che a s/governare c'è il nipotino, dovrà ammettere che al peggio (e al ridicolo) non c'è limite.
Andrea Fabozzi

La Leopolda al Quirinale
È il paese dei rot­ta­ma­tori attem­pati. Inno­va­tori fal­liti ful­mi­nati dall’invidia, capi cor­rente di tutte le sta­gioni che non pos­sono per­dersi que­sta, capi­tani d’azienda sbu­cati fuori dal capi­ta­li­smo di rela­zione diret­ta­mente nell’era del «non guar­diamo in fac­cia a nes­suno». Che Renzi vada di corsa, o passo dopo passo, o sostan­zial­mente stia fermo, rie­scono comun­que a far­gli cor­teo. Non tutti fanno solo scena.

Gior­gio Napo­li­tano ieri ha fatto un altro discorso pub­blico. Nel giorno in cui il governo è ricorso due volte alla fidu­cia, una alla camera e un’altra al senato, era pos­si­bile spe­rare in un richiamo, un’osservazione, una per­ples­sità del Qui­ri­nale. Altre volte e con altri governi il pre­si­dente era inter­ve­nuto su palazzo Chigi, aveva pro­messo un «rigo­roso con­trollo» per fre­nare il ricorso ai decreti e alle fidu­cie. E invece ieri abbiamo assi­stito, nel silen­zio, a due fidu­cie su due decreti; atti del governo che il par­la­mento non ha potuto modi­fi­care. E non que­stioni mar­gi­nali, ma Sblocca Ita­lia (grandi opere, con­ces­sioni auto­stra­dali, boni­fi­che, tri­vel­la­zioni) e giu­sti­zia (riforma del pro­cesso civile) rego­lati con con lo stru­mento pre­vi­sto per i casi di neces­sità e urgenza. Il Csm ha avuto da ridire. Napo­li­tano, che lo pre­siede, no.

Il pre­si­dente è inter­ve­nuto invece guar­dando altrove. Ha con­dan­nato «atteg­gia­menti fre­nanti», «con­trap­po­si­zioni pre­giu­di­ziali», «con­ser­va­to­ri­smi, cor­po­ra­ti­vi­smi e ingiu­ste pre­tese di con­ser­va­zione», «vec­chi assetti strut­tu­rali e di potere». Un impeto già ascol­tato diret­ta­mente da Renzi, il giorno in cui parlò di sé come «tor­rente impe­tuoso» e tutti gli altri «palude». Anche sul Colle non sop­por­tano più «zavorre», «para­lisi» e «impe­di­menti». I con­cetti saranno anche un po’ vaghi, la pole­mica non lo è affatto. Per­ché pro­prio domani pren­derà forma a Roma il mas­simo sforzo di oppo­si­zione al governo. Ben­ve­nuti ai lavo­ra­tori e al sin­da­cato, Napo­li­tano ha detto da che parte sta: con chi «forte come da lungo tempo non si vedeva, per­se­gue le riforme». La Leo­polda al Quirinale.


Il Manifesto – 24 ottobre 2014

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