05 febbraio 2015

FEDERICO GARCIA LORCA SEMPRE VIVO




Chi ci segue sa quanto abbiamo amato il poeta andaluso. In questo blog gli abbiamo dato lo spazio che merita, pubblicando in anteprima anche alcuni suoi scritti inediti. 
Oggi riprendiamo un articolo apparso sul sito https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/ che, sinteticamente, fa il punto su alcune  questioni ancora aperte intorno alla sua tragica fine.

 Federico Garcia Lorca. Mistero, amore e morte
di Augusto Benemeglio 

1. Alle cinque della sera
Quando si parla di Federico Garcia Lorca viene subito alla mente il famoso “Lamento per Ignacio Sanchez Mejias “, che abbiamo ascoltato cento, mille volte, recitato dalla voce profonda di Arnoldo Foà. Ignacio, grande amico del poeta, (e per Federico l’amicizia era una passione), è uno dei personaggi più importanti dell’epica lorchiana.
Con la morte del grande toreador, purissimo creatore e interprete di se stesso sulla scena inimitabile e irripetibile dell’arena – che era la sua vita e il suo tragico destino -, per il poeta muore l’umanità intera . Alle fatidiche “cinque della sera” avviene una sorta di apocalisse lirica; alle cinque della sera scompare l’uomo, e il mondo dell’uomo. Ma rimangono tenerezze che da nessuna morte potranno essere sminuite, rimangono le intime, indecifrabili notizie che ci racconta la musica e la gravitazione dell’amore che ci giustifica. Prima di Ignacio, Federico aveva cantato altre figure nobili e tragiche, come Antonio Camborio, Mariana Pineda, Rosalia Castro, gitani, zingare, lavandaie, spose infedeli, o figure apocalittiche, come i negri e i marinai del poema newyorchese. Si tratta di persone vere, fatte di carne e sangue, che esigono il canto del poeta-aedo e il sigillo di un’immortalità interamente umana. E Lorca ridona loro un volto, una voce, un respiro, un grido, un paesaggio, una struttura, una plastica armonia, una nuova luce che li rischiara, anche se il loro destino non è la vittoria, ma quasi sempre la sconfitta, la polvere, il sangue, la morte. Lorca, coi suoi versi, scolpisce la loro grandezza umana, ricupera quel senso di pietà umana che non esiste più ai nostri tempi e quel soffio vitale di poesia che li fa rivivere per sempre nel nostro cuore, con intatta commozione e tenera passione.

2.Tre secoli in pochi anni
Nel breve volgere della sua esistenza, dal 5 giugno 1898, giorno in cui nacque a Fuente Vaqueros , a circa quindici chilometri da Granada, al 19 o 20 agosto 1936, a Viznar, che si trova sempre in quelle contrade, dove fu barbaramente ucciso dai falangisti, la Spagna visse tutte le esperienze di una società moderna. Si può dire che in quei pochi anni si trovò a dover risolvere i problemi di tre secoli di storia. Accaddero, infatti, un’infinità di cose terribili e definitive, dalla guerra con gli Stati Uniti per il possesso di Cuba (1900) alle ondate di scioperi economici e politici, dalla guerra espansionista nel Marocco al colpo di Stato e alla dittatura di Primo de Rivera. E poi: crisi finanziaria e fame nelle campagne, proclamazione della Repubblica, lotte sulla riforma agraria, violente battaglie parlamentari, vittoria del fronte popolare e scoppio della guerra civile. Fu una sublime epopea d’eroismi individuali e collettivi, ma allo stesso tempo un ciclone di violenza che squassò quasi l’intero territorio della Spagna, dove solo l’implacabile fantasia del Goya dei Disastri della Guerra e del Picasso di Guernica, – che anticipò gli orrori della guerra nazista e dei campi di sterminio, – ci dà una vaga idea della cupa tragedia in cui si trovò sprofondato il popolo spagnolo. Ebbene, secondo alcuni storici, proprio il sacrificio di due poeti apre e chiude la guerra di Spagna: quello di Lorca e di Antonio Machado, che cantò la morte del poeta granadino (“sangue in fronte e piombo nel ventre / hanno ucciso Federico/ il delitto fu lì, nella sua Granada/ Oh, que dìa tan triste en Granada ,/que a las piedras hacia llorar,/al ver que Federico se muere).

3.Dove sono sepolti i resti del poeta?
Federico venne arrestato con capi d’accusa chiari, espliciti: sentimenti repubblicani, appartenenza ad Associazioni degli amici dell’Unione Sovietica , propaganda sovversiva per mezzo delle sue opere, ma non ci fu nessun processo. Si disse che nel suo assassinio c’era l’odio per la cultura, il rifiuto da parte del potere d’ogni responsabilità umana. Lorca divenne il simbolo della cultura spagnola mortificata e violentata con l’avvento e la vittoria del franchismo, ma il poeta aveva vinto comunque la sua battaglia politica, col solo aiuto della parola poetica e dei suoi drammi, che continuavano ad essere rappresentati in tutto il mondo. E alla fine – disse Carlo Bo, – “questa morte ha molto giovato alla sua immagine”. E’ vero. Ma in realtà non sappiamo se quella fucilazione fu sacrificio, eroismo civile, o solo una concomitanza di causalità legate a cose ben più meschine, come antagonismi tra famiglie proprietarie terriere, lotta fra fazioni politiche sorte all’interno della stessa coalizione di destra, invidie, gelosie, livori locali, insomma cose da faida paesana, da regolamento di conti, in cui non era estranea la presunta omosessualità di Federico.
Chi uccise materialmente Lorca, e perché ? Qualcuno dice che fu un suo lontano cugino, che poi se ne vantò, altri sostengono che fu un agente dei servizi segreti franchisti. Al riguardo sono stati compilati ed esaminati dei documentari, scritti dei libri, formulate ipotesi da studiosi e curiosi. Ma ancora oggi non sappiamo quale sia la verità e forse non lo sapremo mai, come non si sa che fine abbiano fatto i resti delle sue ossa, né perché la sua famiglia, da quasi ottant’anni, continui a opporsi alla riesumazione delle spoglie nel luogo dove venne fucilato. Qualcuno dice che in realtà i resti di Federico siano sepolti nella tomba di famiglia, e che, a suo tempo, subito dopo la sua morte, la sua salma fu pagata a carissimo prezzo dal padre del poeta.

4. Dubbi e interrogativi
Permangono tuttora molteplici interrogativi, dubbi irrisolti, anche sugli ultimi drammatici giorni che precedono la morte. Perché il poeta, con in tasca un biglietto aereo per il Messico, decide di tornare a Granada, sua città natale, dove imperversano – e lui lo sa benissimo – i primi assalti dei clerical-falangisti?
Perché i suoi versi sono sempre intrisi di dolore, mentre la sua figura era dominata dall’allegria e dal piacere quasi edonistico di vivere? Federico – disse Pablo Neruda – era un lampo fisico, un’energia in moto perpetuo, un’allegria, uno splendore, una tenerezza assolutamente sovrumana. La sua persona era magica e apportava felicità. Yo tengo el fuego en mis manos, diceva Lorca, per definire l’origine della sua poesia. Ed era vero, ma la poesia che gli bruciava nelle mani gli veniva dall’altro, non la considerava sua; sua era la forza di partecipazione e di adesione, suo era il bruciare. E quel fuoco comincerà a prendere un ritmo sempre più acceso, vivo, tenderà a diffondersi, a corrergli per tutto il corpo.
Ciò che passa davanti ai nostri occhi, man mano che ci addentriamo nella sua vicenda letteraria e umana, in cui la logica onirica della poesia incontra la logica spietata della storia, è come un film in successione rapida, una incatenamento di immagini e parole, figure, canti, musiche. La poesia di Lorca era una polvere da sparo che lo spingeva a chiedere alla vita qualcosa di più. Fino all’estremo sacrificio?
Non lo sappiamo. Quel che è certo è che un poeta autentico è un rivoluzionario in ogni caso. E lui lo dichiarò nella sua ultima intervista, in cui disse che la poesia apparteneva a tutti gli uomini, a tutte le creature, ma restava un mistero:”La poesia è qualcosa che cammina per le strade, che si muove, che passa accanto a noi. Tutte le cose hanno il loro mistero e la poesia è il mistero di tutte le cose. Si passa accanto a un uomo, si guarda una donna, si percepisce l’incedere obliquo di un cane e in ciascuno c’è poesia“.
Queste sono le ultime parole pubbliche di Federico Garcia Lorca. Le pronunciò Il 27 luglio 1936. Poco più di venti giorni dopo, tra il 19 e il 20 agosto, veniva fucilato a Viznar, presso Granada. Un testimone raccontò che durante il percorso dalla casa dei suoi amici Rosales, – in cui era stato preso a forza dagli aguzzini,- al luogo della fucilazione, presso una fontana , detta Fuentes de las lagrimas, Federico pianse. E da quelle lacrime fiorirono rose e versi. E oggi, tutt’intorno al luogo delle esecuzioni e delle sepolture senza nomi, che digrada nella campagna andalusa, c’è un grande parco di martiri e di tombe, di polemiche, di lacrime e dolori mai sopiti, che porta il suo nome, Parco Federico Garcia Lorca, il poeta della bellezza e della struggente tenerezza. Il poeta del mistero, del silenzio, del sangue e delle lacrime, ma anche dell’amore e della morte.

Augusto Benemeglio, Roma, 3 febbraio 2015

1 commento: