01 febbraio 2015

L' ORA GIUSTA SECONDO LEONARDO SCIASCIA






Mi piace riproporre oggi le prime tre pagine del libro che ho più amato di Leonardo Sciascia: Le parrocchie di Regalpetra. Sono trascorsi quasi 60 anni da quando il libro venne pubblicato. Lo stesso Sciascia ha più volte riconosciuto che si trovano in esso le migliori pagine che abbia mai scritto:



C’è gente cui piace «mettere fuori la bandiera rossa al pianterreno e poi salire sopra per vedere che effetto fa», così diceva di sé Edward Carpenter;  Carpenter metteva la bandiera rossa al pianterreno e poi prendeva l'ascensore per andarsene in terrazza, le stelle l'armonia lo spirito, non credo che la bandiera rossa gli facesse poi tanto effetto.
Con queste pagine non metto una bandiera rossa al pianterreno: non saprei goderne l'effetto dalla terrazza; né, restando al pianterreno, potrei salutarla con fede. Credo nella ragione umana, e nella libertà e nella giustizia che dalla ragione scaturiscono; ma pare che in Italia basta ci si affacci a parlare il linguaggio della ragione per essere accusati di mettere la bandiera rossa alla finestra. As you like. Nelle pagine che seguono ho ricordato la dura signoriadei del Carretto su un povero paese della Sicilia, qui mi vien fatto di ricordare quel ministro di polizia dello stesso nome che nelle prigioni del Regno delle Due Sicilie cacciò gli uomini che allora parlavano il linguaggio della ragione; il ministro del Carretto pare sia destinato a restare come familiare fantasima nella storia d'Italia, diciamo - Mazzini Garibaldi Pisacane, Risorgimento Resistenza Repubblica - e l'ombra del ministro del Carretto intanto si muove come uno spettro di famiglia in un castello di Scozia.
Ho tentato di raccontare qualcosa della vita di un paese che amo, e spero di aver dato il senso di quanto lontana sia questa vita dalla libertà e dalla giustizia, cioè dalla ragione. La povera gente di questo paese ha una gran fede nella scrittura, dice - basta un colpo di penna - come dicesse - un colpo di spada – e crede che un colpo vibratile ed esatto della penna basti a ristabilire un diritto, a fugare l'ingiustizia e il sopruso. Paolo Luigi Courier, vignaiuolo della Turenna e membro della Legion d'onore, sapeva dare colpi di penna che erano come colpi di spada; mi piacerebbe avere il polso di Paolo Luigi per dare qualche buon colpo di penna: una «petizione alle due Camere» per i salinari di Regalpetra per i braccianti per i vecchi senza pensione per i bambini che vanno a servizio. Certo, un po' di fede nelle cose scritte ce l’ho anch'io come la povera gente di Regalpetra: e questa è la sola giustificazione che avanzo per queste pagine.
Regalpetra, si capisce, non esiste: «ogni riferimento a fatti accaduti e a persone esistenti è puramente casuale». Esistono in Sicilia tanti paesi che a Regalpetra somigliano; ma Regalpetra non esiste. Esistono a Racalmuto, un paese che nella mia immaginazione confina con Regalpetra, i salinari; in tutta la Sicilia ma sono braccianti che campano 365 giorni, un lungo anno di pioggia e di sole, con 60.000 lire; ci sono bambini che vanno a servizio, vecchi che muoiono di fame, persone che lasciano come unico segno del loro passaggio sulla terra - diceva Brancati - un'affossatura nella poltrona di un circolo. La Sicilia è ancora una terra amara. Si fanno strade e case, anche Regalpetra conosce l'asfalto e le nuove case, ma in fondo la situazione dell'uomo non si può dire molto diversa da quella che era nell'anno in cui Filippo II firmava un privilegio che dava titolo di conti ai del Carretto e Regalpetra elevava a contea.
Giorni addietro un mio parente mi diceva - ho saputo che hai scritto delle castronerie sui ragazzi che vanno a servizio, davvero castronerie sono, io sto cercando per terra e per mare un ragazzo per i servizi di casa, manco a pagarlo a peso d'oro lo trovi. Dico - bene, è segno che si sta meglio. Bestemmiando mi investe - bene un c...; io non posso trovare un ragazzo e tu mi dici bene, capisci che senza un ragazzo non posso andare in campagna?; e poi non credere che sia impossibile trovarlo perché ora si sta meglio; meglio un c... si sta; è che non vogliono venire a servizio per orgoglio, si contentano morire di fame. Involontariamente dico ancora - bene. Per fortuna non sente, continua - sai che mi disse una mamma che voleva allogare il figlio da me?, mi disse che era delicato e almeno un uovo al giorno avrei dovuto dargli; così sono fatti oggi i poveri, e tu scrivi...
Questo c'è di nuovo: l'orgoglio; e l'orgoglio maschera la miseria, le ragazze figlie di braccianti e di salinari passeggiano la domenica vestite da non sfigurare accanto alle figlie dei galantuomini, e galantuomini commentano - guardate come vestono, il pane di bocca si levano per vestire così -; e io penso - bene, questo è forse un principio, comunque si cominci l'importante è cominciare. Ma è un greve cominciare, è come se la meridiana della Matrice segnasse un'ora del 13 luglio 1789, domani passerà sulla meridiana l'ombra della Rivoluzione francese, poi Napoleone il Risorgimento la rivoluzione russa la Resistenza, chissà quando la meridiana segnerà l'ora di oggi, quella che è per tanti altri uomini nel mondo l'ora giusta.

Leonardo Sciascia, Le parrocchie di Regalpetra, 1956

1 commento:

  1. Nel 2004 nel Castello del mio paese organizzai un bel Convegno su Sciascia. Nel cartoncino pieghevole che conteneva il programma del Convegno feci stampare queste parole dello scrittore: “ Nel 1956 i salinari del mio paese (...) avevano un salario di seicento lire al giorno e lavoravano circa 12 ore. Dopo la pubblicazione di un mio libro in cui parlavo anche dei salinari(...) la loro sorte è cominciata a migliorare: al punto che oggi il loro salario è doppio rispetto a quello del ‘56 e lavorano regolarmente 8 ore. Perciò ritengo che quelle sui salinari siano le migliori pagine che io abbia mai scritto”.

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