In questo blog abbiamo spesso parlato di TV. Ci siamo particolarmente soffermati sull'analisi che ne ha fatto Pier Paolo Pasolini. Questa sera riproponiamo una breve intervista rilasciata nel 1980 da Leonardo Sciascia ad un giornale che non esiste più.
Mi sembra superfluo aggiungere che da allora la situazione è solo peggiorata. (fv)
D.: Che
cosa pensa della televisione uno dei più grossi scrittori italiani?
R.: Non la
vedo mai. Da anni per me non esiste, non mi interessa. Neppure i telegiornali.
Non vado molto nemmeno al cinema; non riesco a stare fermo al buio, per ore,
davanti allo schermo. Mi innervosisco, le immagini mi danno fastidio. Ho la
nausea di tutte queste immagini che mi circondano. L’anno scorso,
eccezionalmente, ho acceso, dopo tanto tempo la televisione per un vecchio film
di Lubitsch “Vogliamo vivere”, un film comico sulla resistenza che avevo visto
tanti anni fa e che volevo rivedere.
Per me la
televisione è come scrivere un libro sull’acqua: il nulla, il vuoto: ho un
rifiuto totale a vederla. Partecipo, raramente, a qualche trasmissione, ma non
mi sono mai visto. Tutte le volte, poi, che parlando con la gente, con gli
amici, si discute di programmi, di quello che hanno visto la sera prima, io
domando, mi incuriosisco, vorrei cercare di capire perché tutti stanno lì
davanti, incollati allo schermo, nessuno mi sa mai dire niente… Anche quando ho
partecipato io a qualche trasmissione e ho chiesto ai miei amici: “Beh, che ne
pensate, che ne dite?”, loro non mi hanno saputo spiegare. Forse avevano
guardato solo la mia faccia, cioè l’immagine, senza afferrare quello che
dicevo, cioè la parola.
La
televisione ha un enorme potere deleterio: è esattamente l’oppio dei popoli.
L’unica trasmissione che posso citare, perché dicono sia fatta bene è
“Dossier”, ma io non la cerco mai. La TV non dà né informazione né contributo
alla formazione.
D.: Secondo
lei, esiste un’informazione obiettiva?
R.: In
televisione? Assolutamente no.
D.: E nella
stampa? I giornali sono forse obiettivi?
R.: Nemmeno
per sogno, in Italia di oggettivo esiste solo il conformismo. E con grande
abilità, tutti i giornali, senza nessuna eccezione, se ne servono, sono grandi
maestri di conformismo oggettivo.
Le “Monde”,
invece, con buona approssimazione, si avvicina a quella che per me è
informazione oggettiva, all’obiettività. Che intendo per buona approssimazione?
Dare l’informazione così com’è, nuda,
oggettiva, semplice, senza equivoci, senza manipolazioni. La notizia va
analizzata e commentata, ma partendo da fatto, per via deduttiva, non
prescindendone. Forse sembrerà ovvio e semplicistico
questo mio insistere sul racconto del fatto, non è casuale, esaminando il
panorama della stampa italiana. L’evento, il caso non è mai raccontato, è
regolarmente gonfiato, o sgonfiato a seconda
della necessità… Il giornalismo è proprio come la Cassazione, una forma vuota,
non entra mai nel merito di niente. Non so per quanto tempo ancora continuerò a
leggere i giornali: sono tutti
assolutamente uguali, forse come la televisione, comincerò a non comprarli
più.
Leonardo Sciascia intervistato da Paese Sera il 9 gennaio 1980.
Il documento l'abbiamo ripreso da Notizie Radicali.
Riprendo dal mio diario fb alcuni commenti interessanti che l'articolo ha suscitatato:
RispondiEliminaRosa Gimmelli: Un oppio potente, pericoloso. Mi chiedo quanti ne siano consapevoli.
Franca Alaimo: ma prima la TV faceva cultura: un solo programma per concerti, teatro e film d'autore (così ho visto il teatro di Pirandello, Bekett, Giocosa, Ibsen e così via; e ancora i film di Bergman, Fellini, De Sica, Visconti, Rossellini e tanti altri); mi domando che cosa vedesse, allora, Sciascia, o se si riferisse alla TV spazzatura degli ultimi decenni...ché poi anche la letteratura di oggi non scherza...
Francesco Virga: Non la vedeva proprio! Concordo comunque con te. Finchè c'è stato un solo canale televisivo e non esistevano le televisioni commerciali, si poteva ancora vedere! Anche se era governata da un fanfaniano (bacchettone per tanti versi) era una tv pedagogica che ha contribuito, oltre a far conoscere il teatro e il cinema d'autore a persone che l'avrebbero altrimenti ignorato, a far parlare la lingua italiana alle classi subalterne che usavano solo i dialetti per comunicare.
Franca Alaimo: non è mai troppo tardi, allora; ora sì: dov'è finita la cultura?
Franca Alaimo: Eppure ricordo una bellissima intervista a Pasolini e un'inchiesta sempre di Pasolini sul sesso, nel sud del Sud, che per quei tempi fu una bomba!
Francesco Virga: L'inchiesta di Pasolini sul sesso (risalente agli anni 60), cui fai riferimento, non venne mai trasmessa dalla televisione italiana finchè PPP fu vivo. Soltanto post mortem ne hanno fatto vedere piccoli spezzoni e mai integralmente!