12 aprile 2015

LA TORTURA E LA SANTA INQUISIZIONE






Il 12 aprile del 1633, davanti al Tribunale della Santa Inquisizione di Roma,  ha inizio  il processo a Galileo Galilei le cui teorie sul movimento dei corpi celesti contrastano la concezione geocentrica sostenuta dalla Chiesa cattolica.
Il processo si conclude il 22 giugno dello stesso anno con la condanna per eresia dello scienziato, il quale è costretto a firmare l’abiura per evitare di fare la fine di Giordano Bruno, mentre il suo trattato, “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”, viene messo nell'Indice dei libri proibiti.
Quel celebre Processo è stato recentemente ricostruito da Marco Paolini in un splendido spettacolo che abbiamo potuto ammirare al Teatro Biondo di Palermo. 
Ma non è di questo Processo che vogliamo trattare oggi, quanto piuttosto della pratica della tortura che una recente Sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani  ha fatto tornare d'attualità.


LA TORTURA  E  LA SANTA INQUISIZIONE

di Maria Rosaria De Stefano Natoli

A Messina un’esposizione permanente,  in via Vittorio Emanuele, ospita  strumenti di coercizione  corredati da documenti, pergamene  e Bolle Papali. La tortura, sembra, per la sua presenza continua nella storia, un metodo infallibile di coercizione  qualità che ne giustificano la longevità: proprio qualche mese  fa  sono state pubblicate  sul New York Times fotografie di torture inferte da Gheddafi ai ribelli della Cirenaica catturati ma  non ci sono foto delle torture, seppur vere, cui vengono sottoposti i detenuti di Guantanamo,dalla violenza sessuale ai più sofisticati procedimenti di sevizie tecnologiche,per non parlare degli stupri di massa eseguiti dai soldati nei territori di guerra, veri e propri strumenti di vessazione  atti per umiliare, dominare e  instillare paura. Non è facile dare una definizione precisa di tortura,si rischia una definizione poco esatta.  E’ possibile però affermare che si tratta di un metodo di coercizione fisica o psicologica inflitta all’inquisito, per estorcergli informazioni ai fini dell’istruzione di un processo o per ottenere una confessione. E’ necessario dire anche che la tortura è stata utilizzata per infliggere punizioni corporali e in questo caso essa è estranea al diritto processuale per confluire nella politica degli arcana imperii di machiavellico memento. Il diritto e la politica vivono in simbiosi e in maniera particolare nell’epoca cui gli strumenti del significativo  Museo Messinese  appartengono:il Medioevo. Lo sviluppo della tortura avviene proprio nel Basso Medioevo, in prossimità della fine della cosiddetta “epoca oscurantista” e deve essere ricondotto all’introduzione del processo inquisitorio:nel Medioevo il processo penale ordinario era incentrato sul processo orale e formalistico,affiancato a quello “straordinario” che a differenza del primo, era caratterizzato dalla segretezza e dal modello “inquisitorio”. Questa doppia procedura era giustificata dall’esigenza di garantire, in talune occasioni, velocità e certezza della pena.  Il  modello straordinario però  nel tempo,  prevale  fino a divenire  regola. Le conseguenze di tale regola sono state che la parità tra accusa e difesa è venuta  a mancare e l’intreccio tra le due parti  diviene evidente. E la politica? La politica anche qui gioca un ruolo determinante. Il processo accusatorio derivante dal processo romano-barbarico non era un processo incentrato  sulla  valenza politica della pena. Il processo inquisitorio sì,anzi, la pena diventa molto spesso lo strumento politico del potere per garantire l’ordine pubblico,dove l’ordine pubblico sta per la dimostrazione dell’esemplarità della pena. Se sul piano politico “la sentenza diviene il braccio secolare, la longa manus, del sovrano, sul piano religioso la sentenza e la condanna divengono il miglior viatico per la dimostrazione della erroneità di quanto sostenuto dall’imputato”.Il metodo inquisitorio che ha per simbolo la tortura si rivela adattissimo come strumento politico per le lotte dello Stato e della Chiesa per il controllo dell’eventuale dissenso, pertanto  l’uso politico del processo e della Giustizia era un problema  allora, come adesso. Ciò che va rilevato è che tutto ciò avveniva quando l’intreccio tra i due poteri era così forte da far identificare il peccato con il delitto e l’espiazione con la pena.Tutto ciò ha comportato, non solo sul piano processuale ma più ampiamente sul piano giuridico, la grave malattia di un sistema che ha mischiato il piano ecclesiastico-temporale con quello politico-giuridico . Nell’epoca della Controriforma era questa  la situazione che c’era in Italia, dove l’influenza della Chiesa era maggiore, e in gran parte dell’Europa occidentale. E’ questo che ha consentito lo sviluppo dell’Inquisizione  con la compiacenza del potere politico, divenendo“supremo tribunale”. La tortura è stata ufficialmente introdotta da papa Innocenzo IV nella bolla ad extirpanda del 1252. L’inquisizione Spagnola in Sicilia è uno dei casi in cui Politica e Chiesa stringono un patto ferreo .La Chiesa inquisisce e la politica esegue la condanna perchè  Ecclesia abhorret a sanguine.Il primo sentore di Inquisizione politico-ecclesiastica in Sicilia  lo si ha con Federico II che, con l’Inconsutilem tunicam” nel 1224 emanata a Palermo, dispone che tutti gli eretici e gli Ebrei debbano pagare una tassa a sostegno degli inquisitori di fede preposti al loro controllo ma, è con Ferdinando II il Cattolico nel 1487 che viene istituito il Tribunale dell’Inquisizione.,prima gestito dai domenicani e, nel 1513 affidato ai religiosi Regolari che prendono possesso del  Palazzo panormita di Manfredi Chiaramonte , l’Hosterium , (palazzo fortificato).L’Inquisizione Spagnola, in Sicilia  è una delle pagine di Storia Siciliana più oscure e sanguinose ,i graffiti  trovati nei sotterranei nel 2005 ,oltre quelli trovati dal Pitré  nel1906, adispetto di ogni revisionismo che tende a minimizzare la reale portata del terrorismo inquisitorio, consentono di sapere che dal 1601 al 1782 – gli uomini inviati in Sicilia da Torquemada hanno interrogato e torturato innocenti in nome di Dio accusandoli di eresia, di bestemmia e di magia.: Con un decreto Regio del  6 Marzo 1782  Ferdinando III di Sicilia  ordinava l’abolizione dell’Inquisizione in Sicilia. Ritengo non sia estraneo a questa decisione, il Vicerè, il Marchese Domenico Caracciolo personaggio illuminato ed illuminista le cui frequentazioni parigine hanno permesso un’apertura mentale sfociata in una decisione politica molto importante perla Sicilia:limitare l’ingerenza ecclesiastica nelle faccende dello Stato e della politica.,ovvero interrompere l’intreccio e la commistione tra politica e fede. Non disgiunto  a questa decisione appare anche il Marchese della Sambuca primo Ministro di Caracciolo che ha ratificato con la propria firma le disposizioni del Viceré.

La procedura di tortura è nota: Il prigioniero veniva prelevato dalla sua abitazione e tenuto in carcere per molti mesi prima di sapere di cosa fosse accusato e di essere interrogato. Una volta portato al cospetto dell’interrogante era minacciato di gravi sofferenze: bisogna evidenziare come, molto spesso, le sole minacce bastassero per estorcere dall’imputato le informazioni necessarie, anche quelle non vere.Se non si otteneva l’effetto sperato, l’imputato era accompagnato nella camera di tortura, un appartamento sotterraneo senza finestre, gli erano  mostrati gli strumenti per incutergli terrore. Se, ancora, non bastava il torturatore, vestito con una camicia nera coperta da un cappuccio, denudava l’imputato e gli legava le mani. A questo punto, se non si riusciva ad estorcere alcuna informazione, iniziava il supplizio fisico .La prima tecnica di tortura di massa è stata messa in opera nei confronti degli Albigiesi ed è stato proprio in ambito canonico che tale orrenda pratica si è affermata  più che in ogni altro ordine inquirente. Nel processo a Galileo, non vi sono documenti di torture fisiche ma sono conclamate quelle psicologiche di cui lo scienziato è stato oggetto. Al contrario nei processi a Tommaso Campanella e Giordano Bruno sono stati impiegati metodi di coercizione fisica. Campanella per sfuggire alle torture si è finto pazzo, Giordano Bruno dopo sette anni di sevizie è salito sul rogo, quale irriducibile, con la mordacchia, strumento che impediva di proferir parola. Con l’Illuminismo inizia il declino dell’uso della tortura. Va detto ,però che di fatto l’uso di essa non è mai finito , ancora oggi, molti stati democratici e non, ricorrono a tecniche di tortura aberranti. La carcerazione preventiva, la criminalizzazione degli strumenti di garanzia,le condizioni disumane di detenzione,la violenza gratuita cui sono sottoposti i detenuti  nelle carceri italiane ,indiane, coreane, cinesi, pakistane,americane sono feroci strumenti di vessazione fisica e morale. L’ordinamento carcerario in Italia, sarebbe ,sulla carta, il più avanzato di tutti gli altri stati europei,perché avrebbe un compito riabilitativo, nella realtà le carceri italiane sono luoghi dove si consumano ignobili accanimenti sui detenuti. “Le carceri italiane.. rappresentano” l’esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce che si sia mai avuta; noi crediamo di avere abolito la pena di morte dal codice penale comune , e la pena di morte che ammanniscono  goccia a goccia le nostre galere e meno pietosa di quella che era data per mano del carnefice; noi ci gonfiamo le gote a parlare  di emenda dei colpevoli, e le nostre carceri sono fabbriche di delinquenti e di perfezionamento dei malfattori”-ha detto Filippo Turati alla Camera dei deputati il 18 Marzo1904 inun discorso pubblicato poi, sotto il titolo “Il cimitero dei vivi”.Dal1904 a oggi nulla è mutato- scrive l’On Sen. Salvo Fleres nel libro a sua cura  edizioni Metropolis-“Discorsi, Massime e proposte sulla giustizia, sul carcere e contro la tortura”, testo che andrebbe studiato nelle scuole, per la lo spaccato storico politico che offre su un pezzo di Storia d’Italia. Tutto questo è attualissimo nulla è mutato dal1904 a oggi e nel silenzio e indifferenza generale la tortura detentiva continua violando sistematicamente la Dichiarazione universale dei diritti umani  e dei Diritti dell’Uomo. Si  tende ad ignorare  ogni  fatto e non si tiene conto che le ferite riportate dalle torture non si cancellano, restano, continuano a riaprirsi in un silenzio dovuto, spesso, alla vergogna per aver subìto violenze psicologicamente devastanti. Un fardello di cui non ci si potrà mai liberare del tutto.

Testo tratto da  https://ligheasalina.wordpress.com/2011/11/04/la-tortura-e-la-santa-inquisizione/
 

 


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