La
vita del pittore che cambiò radicalmente la pittura romantica. Una
riflessione sul difficile rapporto fra grandezza dell'opera artistica e
fragilità della vita.
Aureliano Verità
Turner, il film sulla
vita del pittore: “Un gigante tra gli artisti del suo tempo”
Mike Leigh, Palma d’Oro
a Cannes come miglior regista per “Naked” nel 1992 e nel 1996
come miglior film con “Segreti e bugie”, torna nella sua tanto
amata Gran Bretagna per raccontare la vita di uno dei più
famosi e apprezzati pittori del romanticismo inglese. William
Turner, colui che portò il movimento romantico verso la svolta
decisiva, che pose le basi per la nascita dell’Impressionismo e che
riuscì a elevare l’arte della pittura paesaggistica ai livelli di
quella storica, considerata al suo tempo di maggior rilievo.
Al biopic è già andato
il riconoscimento per il miglior attore allo scorso
Festival di Cannes, consegnato dalla giuria a Timothy Spall, il
celebre Peter Minus nella saga di Harry Potter, che in
questo caso trova il giusto spazio come protagonista indiscusso della
pellicola.
“Turner” si concentra
sull’ultimo quarto di secolo della vita del grande pittore, che
visse a cavallo tra il ‘700 e l’800. Non un documentario ma una
riflessione cinematografica, che non scandisce il passaggio del tempo
usando le tipiche didascalie con data in sovrimpressione, ma che
lascia scorrere l’esistenza del personaggio senza interromperne la
narrazione.
Saranno i costumi e
soprattutto il trucco che aiuteranno a sottolineare la progressione
degli eventi, che prendono il via con la scomparsa del padre
dell’artista. Profondamente colpito dalla morte del suo vecchio, da
tempo suo assistente ed ex barbiere, dopo aver viaggiato a lungo nel
continente, Turner si lega a una vedova che gestisce una pensione sul
mare, la signora Booth, interpretata da Marion Bailey, ed è
assillato da una sua ex amante, Sarah Danby (Ruth Sheen),
da cui ha avuto due figlie illegittime di cui si ostina a negare
l’esistenza.
È spesso ospite
dell’aristocrazia terriera, cliente abituale di un bordello e
follemente affascinato dalla scienza e dalla fotografia. Membro
anarchico ma comunque rispettato e stimato della Royal
Academy of Arts è celebrato da alcuni e vilipeso da altri e
arriverà persino a rifiutare un’offerta di centomila sterline da
un milionario intenzionato ad acquistare tutte le sue opere,
preferendo lasciarle in eredità allo stato inglese, pur consapevole
del fatto che la regina Vittoria detesti la sua arte.
Il film si concentra
sull’uomo dietro l’artista, sulle mille sfumature della sua
esistenza e sul rapporto con la sua governante, Hannah, a cui
presta il volto Dorothy Atkinson, segretamente innamorata di lui
e verso la quale Turner non dimostrerà alcun vero interesse, se non
quello di usarla per soddisfare i suoi appetiti sessuali.
“Turner è stato un
gigante tra gli artisti del suo tempo: risoluto e intransigente,
straordinariamente prolifico, rivoluzionario nel suo approccio,
eppure, l’uomo era eccentrico, anarchico, vulnerabile, imperfetto,
inaffidabile e a volte rozzo” ha affermato il regista, che ha
pensato a questo film biografico sotto due punti di vista, come lui
stesso racconta: “È un lungometraggio che parla del rapporto
difficile e conflittuale tra un comune mortale e la sua arte eterna,
tra la sua fragilità e la sua forza”.
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