“Quanta
superficialità in quei testi [...] non avrei mai dovuto pubblicarli”.
Così Sigmund Freud in una lettera del 1936 a un collega. Un inedito,
recentemente ritrovato, rivela perplessità e dubbi del padre della
psicoanalisi.
Gabriele Pantucci
I rimpianti di Freud
“Che sciocchezze i miei primi scritti”
Una lettera finora sconosciuta di Sigmund Freud, in cui il padre della psicoanalisi esprime forti dubbi sui suoi studi giovanili, andrà all’asta da Christie’s a Londra il 21 maggio.
Un documento che suscita grande interesse in John Forrester, che si dice convinto della sua importanza per gli studi freudiani. Forrester, ora direttore del Dipartimento di storia e filosofia della scienza dell’università di Cambridge e con un passato profondo di studi psicoanalitici che ne fanno un’autorità in materia, si è consultato immediatamente con la collega Katja Guenther di Princeton, e insieme hanno condiviso l’entusiasmo per queste due pagine olografe. Freud risponde a un saggio di Brun, già suo discepolo e poi autorevole rappresentante della psicoanalisi in Svizzera.
Un’opera che loda con
enfasi i lavori iniziali di Freud: ma il vecchio maestro lo mette in
guardia. Il valore di quei lavori è «scarso» e «in alcuni casi
nullo». Forrester ci fa notare che sono termini sconosciuti in
Freud, e inedito è anche il tono della lettera. A conferma ci offre
un lungo brano da Selbstdarstellung (Uno studio autobiografico ) che
Freud scrisse nel 1925. Non c’è umiltà: piuttosto un legittimo
compiacimento nel riferire il progresso della sua carriera sin dal
1876.
Anche il professor Brett Kahr, freudiano e responsabile del Freud Museum (la casa in cui il padre della psicoanalisi visse a Londra) ha dimostrato interesse per questa lettera. E fa notare che fu scritta in un momento di grande abbattimento e depressione. Dovuti al carcinoma alla mandibola, con la necessità di ulteriori interventi chirurgici; e alla dissoluzione del movimento psicoanalitico in Germania, nel crescente infuriare del nazismo: due anni più tardi lui stesso sarebbe dovuto emigrare nella capitale britannica, dove morì nel 1939.
Fatti inoppugnabili. Ma è pure inoppugnabile che Freud mantiene un’essenza di humour quando fa un gioco di parole con l’aggettivo läppisch (sciocchino) e gli organi delle anguille sulle quali aveva trascorso quattro settimane sezionandole a Trieste nel laboratorio del suo Professore di Zoologia, Carl Claus, alla ricerca dei loro organi di riproduzione maschili. Ma molto significativo nel profilo del maestro della psicoanalisi è anche l’avvertimento a Brun - persona di cui si fida - di non divulgare questa autocondanna del suo lavoro iniziale.
A RUDOLF BRUN
18 marzo 1936
Stimatissimo collega
Lei ha la cortesia di voler curare i miei scritti di medicina, cosa di cui la ringrazio molto, anche se mi spaventa l’importanza che lei sembra attribuire a questi lavori.
So bene infatti che in
buona parte il loro valore è scarso, e in alcuni casi nullo. Vorrei
segnalarle espressamente questi ultimi, pregandola ovviamente di non
dare eccessiva pubblicità al mio giudizio di condanna. Un esempio è
quello del testo n° 2 sugli organi a lobi dell’anguilla, che
posso solo definire futile. C’è da scusarmi: avevo vent’anni e
il mio professore, lo zoologo Claus, è stato tanto incosciente da
non controllare con sufficiente attenzione questo mio primo lavoro.
Altrettanto scadente è uno scritto di alcuni anni dopo (1882) sugli
elementi nervosi dei gamberi di fiume.
Nansen, divenuto poi una
celebrità, lo ha contestato, e da allora - con ragione - non se ne
è più parlato. Il testo n° 8 sul nuovo metodo per lo studio dello
sviluppo fibroso ecc. era un buon lavoro, rivelatosi però in
seguito del tutto inattendibile, tanto che ho deciso di
accantonarlo. Anche alcuni studi successivi (12 e 19) non avrebbero
mai dovuto essere pubblicati. I testi sull’anatomia del cervello
(13, 16 e 17) non sono elaborati con la cura che si impone in
questo campo. Rigoroso come sono poi diventato, mi sono spesso
meravigliato della mia iniziale superficialità. Per questi peccati
di gioventù ho bisogno di molta indulgenza. D’altra parte, vari
testi della raccolta testimoniano di un lavoro onesto e tenace. I
numeri 22 - 25 sulle poliomieliti sono stati pubblicati nei «
Beiträge zur Kinderheilkunde » («Contributi di pediatria») del
I° Istituto pediatrico pubblico di Vienna, a cura del dr. Max
Kassowitz, Ed. M. Perles, Vienna. Le tesi di laurea allora non
usavano, quanto meno, credo, non per i laureandi in medicina - e
neppure oggi.
Oltre tutto, ho anche la
sensazione di dover chiedere scusa.
Suo devotissimo, Freud
La Repubblica - 19
maggio 2014
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