01 ottobre 2014

RITRATTO DI UN TRASFORMISTA



Nel 1638 Velázquez dipinse un ritratto di Francesco I d’Este, duca di Modena. Il Duca è a piedi e guarda con aria superba lo spettatore. Il quadro è splendido, la storia un po' meno.


Tomaso Montanari
Ritratto del trasformismo straccione

«La testa è volta leggermente verso destra, lo sguardo è diretto allo spettatore; attraverso la corazza è annodata una sciarpa rossa. Egli si era adattato così perfettamente al gusto della nazione di cui era ospite che lo si credeva uno spagnolo, ma nel ritratto questo aspetto superbo e un po’ arrogante, i capelli neri e ricciuti che ricadono a onde sulla fronte, i baffi ancora sottili piegati all’insù, il colletto e il Toson d’oro rivelano l’italiano docile e commediante». Le parole di Carl Justi traducono perfettamente ciò che gorgoglia su questa tela memorabile.

Il duca di Modena Francesco I d'Este era arrivato in Spagna, nell’estate del 1638, come un commesso viaggiatore. Vendeva la fedeltà del suo piccolo stato, in cambio di soldi e di onori: e puntualmente il re di Spagna lo coprì d’oro, gli mise al collo il vello d'oro conquistato da Giasone, lo nominò Generale degli Oceani, Viceré di Catalogna e padrino di battesimo dell’Infanta Maria Teresa, futura moglie del Re Sole. Un po' di ammuina, insomma, come si dice a Napoli. Francesco era troppo tronfio per capirlo, ma il più importante tra i regali del re Filippo IV fu proprio questo quadro spettacolare, dipinto dal più grande pittore di tutti i tempi: Diego Velázquez. Ma fu un regalo pericoloso: perché era come uno specchio magico, che metteva a nudo tutte le debolezze del suo protagonista.

Il re avrebbe voluto che Velázquez dipingesse anche un ritratto del giovane duca su un cavallo bianco: ma perché, allora, a Madrid ora c'è un quadro in cui si vede solo il cavallo? Perché solo un mese dopo il suo ritorno, il duca d’Este e il suo staterello avevano già tradito i solennissimi impegni spagnoli, passando clamorosamente alla nemica Francia con tutto lo strascico di onorificenze, cariche e pensioni spagnole.

Forse non basta a consolarci di questo terribile episodio dell'eterno trasformismo straccione dei politici italiani: ma è un fatto che il risultato più duraturo del viaggio spagnolo di Francesco I d’Este fu proprio il quadro che è oggi alla Galleria Estense di Modena.

Come si fa a non esser felici che il giovane duca venisse insignito dell’effimera, inutile, barocca carica di Generale degli Oceani se proprio a quella nomina dobbiamo la strepitosa fascia di rosso pallido che accende il quadro, e che, col suo prodigioso disfarsi in luce, avrebbe fatto impazzire tutti i pittori dell'Impressionismo? Una politica da dimenticare, e un rosso indimenticabile. Il Seicento conobbe almeno quest'ultimo.


il Fatto – 29 settembre 2014

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