L’intellettuale in Europa aveva un potere ed io credo che il vertice di questo potere sia stato esercitato da Zola e dai firmatari dell’appello di Zola al momento del processo Dreyfus.
CONTRO LA TV
Oggi il potere è in tutte
altre mani, il potere è la televisione, il potere è la casa di moda.
L’intellettuale non ha più nessun potere, comunque io continuo a
scrivere come se ci credessi.
SU A. GIDE e G. BERNANOS
Certo, io mi sento “impegnato”: ma con me stesso e con gli altri “me
stessi”. I due più grandi scrittori impegnati che io conosco sono André
Gide e Georges Bernanos, ed essi lo furono veramente, fino in fondo.
Tuttavia, il primo, che si sentiva comunista, scrisse la verità
sull’Unione Sovietica, e il secondo, che era cattolico, scrisse contro
il mondo cattolico che esaltava la crociata di Franco. Ben vengano
dunque gli intellettuali impegnati, ma purché si battano sempre contro
il Principe, contro i Poteri, contro le Chiese, anche se si tratta di
quelle in cui credono.
SU PASOLINI
Io mi sentivo
sempre un suo amico; e credo che anche lui nei miei riguardi. C’era però
come un’ombra tra di noi , ed era l’ombra di un malinteso. Credo che mi
ritenesse alquanto – come dire? – razzista nei riguardi
dell’omosessualità. E forse era vero, e forse è vero: ma non al punto da
non stare dalla parte Gide contro Claudel, dalla parte di Pasolini
contro gli ipocriti, i corrotti e i cretini che gliene facevano accusa. E
il fatto di non essere mai riuscito a dirglielo mi è ora di pena, di
rimorso. Io ero – e lo dico senza vantarmene, dolorosamente – la sola
persona in Italia con cui lui potesse veramente parlare. Negli ultimi
anni abbiamo pensato le stesse cose, detto le stesse cose, sofferto e
pagato per le stesse cose. Eppure non siamo riusciti a parlarci, a
dialogare. Non posso che mettere il torto dalla mia parte, la ragione
dalla sua.Io ho voluto molto bene a Pasolini e gli sono stato amico anche se, negli ultimi anni, ci siamo scritti e visti pochissimo. La prima recensione al mio primo libretto, le Favole della dittatura, l’ha scritta lui. Da allora siamo stati amici, senza mai uno screzio. Quando è morto, e morto in quel modo, mi sono sentito straziato e solo. Dicevamo quasi le stesse cose, ma io più sommessamente. Da quando non c’è più lui mi sono accorto, mi accorgo, di parlare più forte. Non mi piace, ma mi trovo involontariamente a farlo.
Leonardo Sciascia
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