Dal sito http://pensieroerealta.blogspot.it/ mi piace prendere questa sera un bel pezzo che espone brevemente e chiaramente due concetti chiave per comprendere la cultura occidentale:
apollineo e dionisiaco
Nel saggio su La nascita della tragedia in
Grecia (1872) Nietzsche inaugurò un nuovo modo di
considerare la grecità, diametralmente contrario all'immagine
romantica dominante. Secondo Nietzsche la vera grandezza dello
spirito antico non sta nell'invenzione della filosofia classica
ma nella tragedia, in cui si realizzò una temporanea sintesi fra
le due componenti essenziali della spiritualità greca: lo spirito
apollineo, razionalistico, armonico, formale, luminoso e lo spirito
dionisiaco: estatico, creativo, oscuro.
La via di Apollo è speculativa, spinge a
cercare spiegazioni ed elaborare teorie, costruisce sistemi con
cui cerca di esprimere il senso ultimo delle cose secondo misura
e proporzione. La via di Dioniso è l'esatto contrario:
l'accettazione ebbra della vita, l'esaltazione delle pulsioni
energetiche e vitali, della salute, della giovinezza e della
passione sensuale. "I due istinti, tanto diversi fra loro,
vanno l'uno accanto all'altro, per lo più in aperta discordia,
fino a quando, in virtù di un miracolo metafisico della volontà
ellenica, compaiono accoppiati l'uno con l'altro, e in questo
accoppiamento finale generano l'opera d'arte, altrettanto
dionisiaca che apollinea, che è la tragedia attica".
Il magico equilibrio fu rotto da Socrate e
Platone che Nietzsche considerò "pseudogreci, antigreci,
sintomi del decadimento, strumenti della dissoluzione
greca". Con loro (e con Euripide nella tragedia) iniziò la
prevalenza dell'apollineo a scapito del dionisiaco, la
presunzione di poter racchiudere la vita in sistemi
razionalistici (mentre, osserva Nietzsche, "ciò che si
lascia dimostrare ha sempre poco valore").
"Socrate fu semplicemente un uomo a lungo
malato", tanto ostile alla vita da desiderare più di ogni
altra cosa la morte del suo corpo. L'esigenza di una metafisica
che con lui nasce (e che fu poi pienamente espressa dal
platonismo, dal cristianesimo e da tutta la storia della
filosofia occidentale) è il frutto di una debolezza psicologica,
di un disadattamento alla realtà che continua ancora oggi: la
"spiegazione filosofica", qualunque essa sia è sempre
un modo per non vivere, prendere le distanze dai fatti, evitare
il coinvolgimento dell'azione". Il superuomo deve quindi recuperare la dimensione dionisiaca
oscurata da due millenni di decadenza della civiltà occidentale,
recuperare la libertà di pensiero dei filosofi presocratici
(premetafisici) ed il senso (tragico ed intenso) della vita.
La polarità fra apollineo e dionisiaco può
essere assunta anche in senso tipologico, come descrizione
generale di due universali possibilità di vita, due tipi
fondamentali di umanità. In questo senso, estrapolata dalle
implicazioni irrazionalistiche teorizzate da Nietzsche, è stata recepita dal
complesso della cultura contemporanea, divenendo un parametro di
interpretazione largamente condiviso. Freud, ad esempio, ha visto
nel dionisiaco la liberazione dell'istinto insofferente di ogni
limite, "lo scatenarsi della sfrenata energia animalesca e
divina".
Ubaldo Nicola, Atlante di filosofia
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