23 febbraio 2014

APOLLINEO E DIONISIACO





Dal sito http://pensieroerealta.blogspot.it/ mi piace prendere questa sera un bel pezzo che espone brevemente e chiaramente  due concetti chiave per comprendere la cultura occidentale:

 apollineo e dionisiaco
Nel saggio su La nascita della tragedia in Grecia (1872) Nietzsche inaugurò un nuovo modo di considerare la grecità, diametralmente contrario all'immagine romantica dominante. Secondo Nietzsche la vera grandezza dello spirito antico non sta nell'invenzione della filosofia classica ma nella tragedia, in cui si realizzò una temporanea sintesi fra le due componenti essenziali della spiritualità greca: lo spirito apollineo, razionalistico, armonico, formale, luminoso e lo spirito dionisiaco: estatico, creativo, oscuro. 
 
H. Matisse, La dance, 1909. 
Lo spirito orgiastico del ritmo scatenato e sconvolgente, tale da produrre un regresso naturalità, un'identificazione del soggetto con il tutto cosmico, è pienamente presente in quest'opera di forti suggestioni nicciane del pittore contemporaneo.
 
La via di Apollo è speculativa, spinge a cercare spiegazioni ed elaborare teorie, costruisce sistemi con cui cerca di esprimere il senso ultimo delle cose secondo misura e proporzione. La via di Dioniso è l'esatto contrario: l'accettazione ebbra della vita, l'esaltazione delle pulsioni energetiche e vitali, della salute, della giovinezza e della passione sensuale. "I due istinti, tanto diversi fra loro, vanno l'uno accanto all'altro, per lo più in aperta discordia, fino a quando, in virtù di un miracolo metafisico della volontà ellenica, compaiono accoppiati l'uno con l'altro, e in questo accoppiamento finale generano l'opera d'arte, altrettanto dionisiaca che apollinea, che è la tragedia attica". 

Il magico equilibrio fu rotto da Socrate e Platone che Nietzsche considerò "pseudogreci, antigreci, sintomi del decadimento, strumenti della dissoluzione greca". Con loro (e con Euripide nella tragedia) iniziò la prevalenza dell'apollineo a scapito del dionisiaco, la presunzione di poter racchiudere la vita in sistemi razionalistici (mentre, osserva Nietzsche, "ciò che si lascia dimostrare ha sempre poco valore").
"Socrate fu semplicemente un uomo a lungo malato", tanto ostile alla vita da desiderare più di ogni altra cosa la morte del suo corpo. L'esigenza di una metafisica che con lui nasce (e che fu poi pienamente espressa dal platonismo, dal cristianesimo e da tutta la storia della filosofia occidentale) è il frutto di una debolezza psicologica, di un disadattamento alla realtà che continua ancora oggi: la "spiegazione filosofica", qualunque essa sia è sempre un modo per non vivere, prendere le distanze dai fatti, evitare il coinvolgimento dell'azione". Il superuomo deve quindi recuperare la dimensione dionisiaca oscurata da due millenni di decadenza della civiltà occidentale, recuperare la libertà di pensiero dei filosofi presocratici (premetafisici) ed il senso (tragico ed intenso) della vita.
La polarità fra apollineo e dionisiaco può essere assunta anche in senso tipologico, come descrizione generale di due universali possibilità di vita, due tipi fondamentali di umanità. In questo senso, estrapolata dalle implicazioni irrazionalistiche teorizzate da Nietzsche, è stata recepita dal complesso della cultura contemporanea, divenendo un parametro di interpretazione largamente condiviso. Freud, ad esempio, ha visto nel dionisiaco la liberazione dell'istinto insofferente di ogni limite, "lo scatenarsi della sfrenata energia animalesca e divina". 
 Ubaldo Nicola, Atlante di filosofia


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