Dal Centro Studi Pasolini di Casarsa ricevo e molto volentieri pubblico questo invito:
Venerdì 14 marzo 2014, alle ore 18, sarà presentato al Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia il volume Pasolini e l’interrogazione del sacro, recentemente edito da Marsilio, con la presenza dell’antropologo e co-curatore Gian Paolo Gri.
L’iniziativa rappresenta il primo appuntamento dei percorsi di INCIPIT,
la rassegna di incontri che, secondo una tradizione ormai attesa dagli
affezionati di Casa Colussi, inaugura l’anno di attività del Centro
casarsese e ne punteggia i primi mesi di primavera con un ventaglio di
occasioni varie di conoscenza dell’opera pasoliniana. Una sorta di
viaggio, dunque, secondo una mappa organica di cui a breve il Centro
renderà noti il calendario, le tappe e gli ospiti. Intanto, l’agenda
degli appuntamenti si apre con la perlustrazione di un libro che
raccoglie gli atti dei due convegni, distinti e complementari,
organizzati nel novembre 2011 a Casarsa e a Bologna, sedi di Centri
Studi impegnati nella valorizzazione dell’opera pasoliniana, miniera
sempre attuale di spunti, interrogativi, aperture d’orizzonte. Come
tale, dopo le precedenti uscite Pasolini e la televisione e Pasolini e il teatro,
la pubblicazione arricchisce e consolida con un terzo numero la collana
“Pasolini.Ricerche” che la prestigiosa casa editrice Marsilio ha
progettato insieme al Centro Studi di Casarsa, accogliendone la proposta
culturale e diffondendola a livello nazionale. Di tutto rilievo, poi,
l’angolatura tematica da cui il libro sottopone a indagine l’opera
pasoliniana. Ossia il “sacro”, categoria e sentimento che attraversa
l’opera di Pasolini, ne motiva anche l’opposizione irriducibile al tempo
desacralizzato della storia lineare e, dopo di lui, continua a porsi
come interrogazione problematica e prospettica per le ipoteche del
presente. Ed è infatti nel comune impegno interpretativo verso il
pensiero “selvaggio” pasoliniano che convergono i contributi dei
diciannove studiosi, raccolti nel libro per una sorta di ideale
dibattito comune.
Quel pensiero “selvaggio” rimanda al
senso dell’ulteriore, dell’eccedente (ma per ciò stesso anche del
primigenio e dell’autentico) rispetto alla capacità di comprensione,
controllo e realizzazione degli uomini. Ben prima delle grossolane
distinzioni tra fede e scienza, tra credenti e non credenti, il sacro è
la dimensione da cui attingono e verso cui tendono l’aspirazione al
bello e al buono, la capacità di stupirsi, la sete d’amore, la pietas
solidale, l’anelito di giustizia, la consapevolezza del tanto di
misterioso che ogni vita possiede. Il sacro come domanda, non corredo di
riposte; il sacro come attesa e scarto. Per Pasolini fu un doppio
impegno: su un versante lo sguardo sulle “cose divine” che si
rivelano nell’ambiguità, ma anche la loro spoliazione e il ritrarsi
sconfitto dell’innocenza di fronte al cancro del consumismo (anche del
consumismo del sacro) e di fronte al potere di un’economia e di una
tecnica che non mostrano altro fine che l’autopotenziamento; sull’altro
versante, lo sforzo disperato di preservarne «il senso» attraverso la
dissacrazione degli idoli sostitutivi. La «scandalosa ricerca» di
Pasolini lascia come eredità preziosa una rinnovata fioritura di simboli
e miti che da sempre germogliano sulla frattura che si crea tra il
tragico tempo della storia e i tempi delle origini e del non-ancora. Un
Pasolini «estremo», che verrà ulteriormente sviscerato nel corso della
presentazione di un libro sfaccettato che a questi interrogativi si
impegna a fornire una risposta.
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