15 febbraio 2014

GIOVANI SENZA LAVORO




E poi dicono che uno si butta a sinistra”, avrebbe commentato il grande Totò. Peccato che non ci sia niente da ridere. 

Marco Polombi

Jaki, l’erede di Gianni Agnelli insulta i giovani senza lavoro
È un bene che sia toccato a John Elkann rinverdire i fasti da gaffeur di Tommaso Padoa-Schioppa (“bamboccioni”) ed Elsa Fornero (choosy, schizzosi). È un bene perché si può fare i conti con gli Agnelli come sono e non come vorrebbero che fossero quelli li trattano come “la famiglia reale di Villar Perosa”. Se Fortebraccio, per dire, irrideva la “faccia da vacanziere” di Gianni Agnelli, definendolo “la fotocopia d’un vero signore”, l’attuale giovin signore della Fiat può ben definirsi “la fotocopia d’un vero imprenditore”.

Classe 1976, figlio di Margherita Agnelli e del giornalista Alain Elkann, si diploma a Parigi, motivo per cui l’italiano sembra sempre la sua seconda lingua, laurea in ingegneria gestionale a Torino, fa la sua gavetta alla maniera degli Agnelli: qualche giro di giostra in posizioni di basso livello in una delle fabbriche di famiglia o degli amici di famiglia. Poi, per solo merito, si passa direttamente da operaio o venditore a presidente della Fiat, della holding di famiglia Exor e di altre cosette.È chiaro che a uomini che hanno realizzato così tanto nella vita, succeda di incorrere in giudizi ingenerosi verso i comuni mortali.

E così, ieri, il buon Elkann - trovandosi di fronte gli studenti delle superiori della provincia di Sondrio - s’è lasciato andare al giusto disprezzo dell’uomo che s’è fatto da sé. Disoccupazione giovanile? “Ci sono tantissimi lavori da fare, c’è tantissima domanda di lavoro, ma manca l’offerta. Certo, io sono stato fortunato ad avere molte opportunità, ma quando le ho viste ho saputo anche coglierle”. E infatti quando, dopo la morte di Giovannino Agnelli, suo nonno Gianni gli ha offerto l’ingresso nel cda della Fiat, lui ha risposto prontamente “sì”. Ecco come si prendono le opportunità e invece molti ragazzi “non colgono le tante opportunità che ci sono perché stanno bene a casa o perché non hanno ambizione”. Finito? Macché. John vuole dire proprio tutto quello che ha nel cuore: “Le opportunità esistono più oggi che una volta e sono enormi”. Va detto che qualcuno tra i presenti ha equivocato. Uno studente che sta ultimando il corso da elettricista ha buttato lì: ma un posticino in Fiat? A quel punto il povero Elkann ha capito l’errore: “Finisci bene e poi ci risentiamo” (non risulta, però, che abbia lasciato recapiti). Un altro, tapino, gli ha chiesto: “Perché, nonostante la sua posizione, lei continua a lavorare?”. Dimostrandosi proprio quel tipo privo di ambizioni che John detesta: “Lavoro perché ho un grande desiderio di fare, di partecipare. Questa è la motivazione principale che mi permette anche di fare una vita interessante. Sicuramente è più interessante essere impegnato, fare delle cose piuttosto che vivere in vacanza tutto il tempo”. Controreplica: “Non sono proprio d’accordo”.
La cosa, in verità, non è piaciuta. Un tizio, per dire, s’è intrufolato nella pagina “Wikipedia” di John Elkann aggiungendo queste pacate righe alla biografia del nostro: “È un figlio di papà e grandissimo paraculo, nato nella bambagia e si permette pure di fare lo splendido dicendo che i giovani italiani sono degli sfaticati”. Su Twitter pure non è che sia andata meglio: “Ecco, un altro che le canne non le passa”, il commento della Sora Cesira; “e nel CV di Elkann alla voce esperienza lavoro soprammobile di Marchionne” (scrive un certo Voar Livre); “Segnalo a Elkann che i miei due figli ingegneri sarebbero restati a casa, ma stanno in Svizzera dove per fortuna non ci sono imprenditori come lui” (Ferruccio Staffetta).

I politici, persino in area renziana, approfittano per azzannare la preda preziosa: “Le parole del presidente Fiat arrivano del tutto inaspettate, nel momento in cui l’azienda decide di spostare la sede legale e fiscale all'estero - mette a verbale il deputato Pd Michele Anzaldi - Nel momento in cui la disoccupazione giovanile tocca la cifra record del 40 per cento, non si capisce come si possa sostenere che i giovani non trovano lavoro perché non lo cercano”.

La tesi del giovane Elkann, peraltro, è particolarmente bizzarra alla luce della politica occupazionale delle aziende che controlla: negli stabilimenti Fiat italiani ormai sono più i dipendenti in Cassa integrazione che quelli al lavoro, La Stampa e la Rizzoli-Corriere della Sera vanno avanti coi prepensionamenti pagati coi soldi pubblici e i contratti di solidarietà. Esattamente, in quale comparto John Elkann sta riscontrando questa penuria di offerta di lavoro che ha denunciato oggi? Forse ha ragione Diego Della Valle, la sua nemesi: “Lo conosco da bambino. Credo sia un ragazzo giovanissimo che ricopre un ruolo che non ha l’esperienza di poter ricoprire e che lo porta anche a fare degli errori. Ma mi costa fatica discutere con un ragazzo che potrebbe essere mio figlio. Purtroppo oggi in quella famiglia c’è lui e bisogna parlare con lui”.

il Fatto 15 febbraio 2014


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