23 febbraio 2014

L' ALTRO CARNEVALE DI MEZZOJUSO (PA)





L’altro Carnevale



“Udii tra il sonno i campanacci
Ho udito un suono di carnevale.!

“I pecurara, i pecurara!!”

Sono tornati ieri sera, a Mezzojuso, per il secondo anno consecutivo “i pecurara”.

Erano assenti da 35 anni circa. Costituivano, assieme ai gruppi mascherati che, guidati dal bastuneri, chiedevano ospitalità nelle abitazioni in cui si “tinìa sonu” e alla morte “ru Nannu”, l’altro Carnevale. Un Carnevale minore rispetto alla grande festa del Mastro di Campo.

I pecorai, pecorai anche nella vita, nelle ultime sere di Carnevale, di sera, scendevano in paese scorrazzando per le vie e la piazza. Abbigliati con il tradizionale abbigliamento composto da vraca, gileccu, birritta, vastuni e con una serie di campanacci attaccati alla cintola, con il viso annerito di fuliggine, facevano un rumore assordante.

Da due anni la tradizione è stata ripresa da un gruppo di giovani, (molti pastori o figli di pastori) in maniera spontanea, con il passa parola.

E così questo travestimento da capro, con tutto il simbolismo che evidentemente contiene, sembra essere risorto.

Che dire? Probabilmente il bisogno di far festa, quella vera, popolare, dal basso, che non si confonde con quella propinata e pianificata da “altri”, resiste e non intende confondersi con quest’ultima.

Ieri sera era un’emozione continua, durata quasi due ore, vedere sfilare e saltellare più di trenta pecorai, tra cui una decina di bambini. Il tutto è terminato in piazza mescolandosi con il prove del Mastro di Campo.

Giuseppe Di Miceli




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