“Era necessario farci strada
con la violenza, con il sacrificio, con il sangue; era necessario
stabilire un ordine e una disciplina voluti dalle masse, ma
impossibili da ottenere con una propaganda all'acqua di rose, con
parole, parole e ancora parole e con ingannevoli battaglie
parlamentari e giornalistiche.”
Benito Mussolini
Norma Rangeri
Dal rancore al cappio
Non siamo a Kiev, ma
anche in Italia c’è un capo partito che ha decretato
lo stato di guerra e instaurato il coprifuoco:
«…abbiamo una battaglia, dobbiamo vincere le
europee e le vinceremo, daremo il sangue
sulle strade.. saremo un pochino di meno ma molto, molto più coesi
e forti». Nemmeno il Bossi dei tempi peggiori, quello
delle «pallottole a poco prezzo», era arrivato
all’evocazione dello spargimento di sangue, allo
slogan del tanti nemici tanto onore, come ha fatto Grillo ieri
per incitare il suo popolo a espellere i senatori,
colpevoli di essersi macchiati dell’infamante reato
di lesa maestà. «Coesi come la testuggine spartana,
ognuno di noi deve sentirsi protetto dal compagno
al suo fianco», aggiungeva su facebook un epurator
del gruppo parlamentare per rafforzare il
concetto guerriero del leader, mentre il
grillino vicepresidente della Camera parlava
di «serpi in seno» e di «mercenari».
Con il solito format
della consultazione in rete, orario ufficio,
usato lo scorso giugno per la cacciata della senatrice
Gambaro, questa volta, con una sola votazione, di
senatori ne hanno espulsi quattro. Il meccanismo
dell’eliminazione progredisce e la tecnica
della decimazione si affina. Del resto la ghigliottina
mediatica, la scomunica quotidiana, il
desiderio di espellere i peccatori
negandogli l’autonomia del mandato parlamentare
trova giustificazione nella natura di quel
totalitarismo proprietario che
fin dall’atto di nascita del M5Stelle contemplava che
l’ossessione populista si combinasse con il
controllo del partito-azienda affidato all’uomo forte
(anche se i capibastone qui sono due).
Naturalmente
questa epurazione rivela la debolezza del
meccanismo di controllo, denuncia la crisi,
annuncia la frana che sta diventando valanga, esprime un
dissenso che non si può contenere e straripa.
Dicono che hanno votato in 40mila, che in 30mila hanno fatto
pollice verso e 13 mila si sono dichiarati contrari.
Ma, anche a fidarsi di Casaleggio, i senatori
reietti rappresentano non decine di migliaia di
cittadini, ma otto milioni di voti. Per quattro
espulsi, altri se ne stanno andando, anche alla Camera, le fila dei
dissidenti sono destinate ad allargarsi a tutti
quelli che domani oseranno criticare chi li esorta
a spargere sangue nelle strade per vincere le
elezioni.
Grillo tira la corda del
rancore, di quella parte sofferente del paese che ha
smesso di credere nel cambiamento, che vuole
affidarsi a qualcuno che tiri fuori l’Italia
dall’Europa nemica, come del resto accade anche in altri paesi del
Vecchio Continente. Ma tirare certe corde
è pericoloso per tutti. Possono diventare
un cappio.
Il Manifesto – 27
febbraio 2014
Riprendo dalla mia pagina di facebook alcuni commenti pervenuti:
RispondiEliminaSalvatore Valenti: silenzio grillo ci ascolta.voglio dire che grillo non è una persona democratica ma uno che ecca vuci pu piaciri ri iccari vuci
Francesco Virga: La penso esattamente come te, Salvatore. Comunque non mi fa paura. Mi dispiace solo che tanti ancora gli vanno dietro...
Germano Manco: Sarà deformazione professionale ma a me più che Mussolini ricorda Lady Machbeth. distrutta dalla sua sete di potere
Elsa Guggino: Germano, non ti sembra eccessivo questo raffronto rispetto alla pochezza di questo volgare sbraitante?