Dal 13 Dicembre 2013
al 11 Maggio 2014 al Museo Archeologico di Aosta una grande mostra
realizzata in collaborazione con il MART di Rovereto affronta
l’Universo Depero nelle sue differenti declinazioni. Più di 100
opere tra dipinti, arazzi, tarsie, panciotti futuristi, mobili,
sculture, bozzetti, progetti, libri, disegni e schizzi permettono di
ripercorrere l’iter creativo dell’artista dagli esordi
simbolisti all'adesione al futurismo, passando per l'esperienza
americana degli anni Trenta, per giungere sino agli anni Quaranta
quando appare evidente il recupero della tradizione e dell’arte
popolare.
Olda Gambari
Depero, il futurista
che anticipò la pop art
Un universo di quadri,
sculture, tessuti, pubblicità, arredi. Un universo che di cognome
fa Depero. E di nome Fortunato, che può essere anche l' aggettivo
perfetto per la creatività eclettica di questo artista che è
stato tra i fondatori del Futurismo. Un progetto di arte totale
che voleva sovvertire con gioia energica e sperimentazione utopica
i confini tra arte e vita, coinvolgendo e stravolgendo arti e
architettura, teatro e design, moda e grafica, senza gerarchie.
Al centro di questa
rivoluzione ci sono l' individuo e poi la società intera, come
un' onda vitale che compiva una piccola inversione copernicana :
l' uomo è faber e mente assoluta del mondo. Un concetto
annunciato nel 1915 con il manifesto Ricostruzione futurista dell'
universo, stilato insieme a Giacomo Balla, e che oggi risuona
ancora non appena si entra nella mostra Universo Depero che
Alberto Fize Nicoletta Boschiero hanno curato al Museo
Archeologico di Aosta.
Una raccolta di un
centinaio di opere dal 1912 al 1948, provenienti dal Mart di
Rovereto, dal Fondo Fortunato Depero e da collezioni private, come
quella di Ugo Nespolo e della Galleria Campari. Il percorso parte
dal piccolo film Esplosioni di un artista che Luciano Emmer
dedicò nel 2008 all' artista trentino e dal famoso libro
imbullonato Depero futurista. Dinamo Azari del 1927,
una summa di tutto il suo pensiero. Poi si entra nel "teatro
di Depero", quella grande creazione totale che vedeva il
mondo come un palcoscenico fantastico, dove la figura dellautoma
era metafora dell' uomo reale, immaginario, quotidiano, fiabesco.
Un' immagine che nasce proprio dal rapporto di Depero con il
teatro. Sostituì l' attore con la marionetta, immaginando
scenografie e costumi come mondi fantastici. Tra il 1917 e il 1918
Depero collaborò ai Balletti Russi di Sergej Djagilev e diede
vita ai Balli Plastici, insieme all' amico Gilbert Clavel, cinque
azioni mimico-musicali che rappresentano il primo caso di teatro
di automi nella produzione delle avanguardie italiane.
In mostra ad Aosta
affascina e stupisce il film di animazione digitale in 3D, che nel
2009 Franco Sciannameo ha realizzato traducendo bozzetti e scritti
relativi ai Balli Plastici, con tanto di musica originale. Un
teatro empatico, come lo saranno poi i suoi progetti pubblicitari,
che parlavano direttamente al pubblico.
Per un uomo che
riteneva essere più bello un negozio scintillante rispetto a una
mostra di quadri, le copertine di Vanity Fair e di Vogue o le
pubblicità del Bitter Campari erano luoghi d' arte, complessi
plastici da costruire per creare nuove visioni del mondo che
arrivava. Il suo progetto per la bottiglietta monodose a tronco
conico disegnata nel 1932, insieme a una serie di manifesti e
slogan fecero della Campari un marchio internazionale.
Provocatoriamente
convinto che l' arte pubblicitaria sarebbe stata quella dell'
avvenire, un' arte gioconda e ottimista, alla Biennale di Venezia
del 1926 presentò il quadro Squisito al selz, definendolo,
appunto, un quadro pubblicitario, anticipando quasi la poetica pop
che avrebbe dominato 30 anni dopo. Un segno pittorico e grafico
dalle geometrie elementari, coloratissime, che immaginava il
futuro ma evocava anche il passato, le sue radici fatte di
ambiente contadino, natura, vissuto personale, storia dell'arte.
Tutto si riversava in
un concetto di decorazione artistica trasversale che animava anche
panciotti e arazzi con mosaici cuciti, e poi tavoli, credenze e
scacchiere con intarsi. Verso la fine degli anni Quaranta Depero
tentò il successo esportando negli Stati Uniti il brevetto per i
mobili in buxus, economico impasto di carta e polvere di legno
nato nell' Italia fascista, ma l' avventura si rivelò un
fallimento.
Quello spirito
dinamico e quell' indomita volontà di ricostruzione dell'universo
furono anche all' origine della Casa d' Arte che aveva messo in
piedi con la moglie Rosetta, una factory alla Warhol dove si
produceva, ci si ritrovava, si sperimentava. La vita appare una
possibile e concreta creazione artistica, informata da un progetto
che la abbracciava in ogni aspetto, cercando di toglierle la
banale mediocrità del comune vivere tradizionale.
La Repubblica - 19
gennaio 2014
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