Da Guido
Ortona, Università del Piemonte Orientale, ricevo e volentieri pubblico:
Il mistero della sinistra scomparsa
1. Il
mistero. Nessuna
componente del PD sta mettendo al centro del suo programma politico delle
proposte per uscire dalla crisi. La cosa è tanto più strana, almeno a prima
vista, perché nella cultura economica della sinistra queste proposte invece non
solo esistono, ma sono ovvie; e non solo sono ovvie, ma sono ancorate molto
solidamente alla teoria e alla storia economica. Questa clamorosa assenza deve
essere spiegata. Non è sufficiente invocare la stupidità, la corruzione e
l'ignoranza dei politici del PD, che sono peraltro sotto gli occhi di
tutti. Perchè come vedremo essere ignoranti e stupidi può essere non
tanto un caso quanto una scelta, come lo è ovviamente essere corrotti.
Cominciamo
però dalle ovvietà storiche ed economiche. Eccole:
1. Non credo
si sia mai dato il caso di una economia capitalista non minuscola che si sia
sviluppata puntando solo sull'efficienza dei mercati. È sempre (o forse quasi
sempre) stato necessario un massiccio intervento dello stato. Questo
vale, a fortiori sul piano teorico e con tutta evidenza su
quello storico, per l'uscita da situazioni di gravi crisi[1].
2.
L'intervento dello stato a fini espansivi richiede l'uso della politica
monetaria (espandere l'offerta di moneta e/o operare sui tassi di cambio)
oppure della politica fiscale (espandere il debito pubblico e/o trasferire
redditi mediante politiche redistributive); oppure, naturalmente, di entrambe.
3. Una
politica monetaria espansiva è resa impossibile dalla partecipazione all'euro;
una politica fiscale espansiva dal livello del debito pubblico. Un
trasferimento di reddito sarebbe possibile, ma è evidentemente un tabù. Su
quest'ultimo punto torneremo.
4. Quindi
non si può uscire dalla crisi. Anzi, la crisi è destinata ad aggravarsi, perché
ogni anno lo stato sottrae alcune decine di miliardi al circuito economico per
pagare gli interessi sul debito. "Sottrae" perché la maggior parte
del debito è sottoscritto dal sistema bancario internazionale; solo per un
settimo circa è in mano alle famiglie italiane. Ciò significa che gli interessi
pagati non stimolano la domanda italiana se non in minima parte, a differenza
per esempio del Giappone, dove il debito è quasi tutto in mano a cittadini
giapponesi, e quindi il pagamento di interessi si traduce quasi solo nella
trasformazione di domanda pubblica in domanda privata.
Se
preferite: chi nega quanto sopra sostiene che è possibile uscire dalla crisi (o
addirittura che lo stiamo già facendo) riducendo la spesa pubblica, senza fare
alcuna politica monetaria, e pagando ogni anno una tassa di alcune decine di
miliardi senza che in cambio ne venga quasi nulla.
2. Gli
indizi. Dato
che nessuno può sostenere quanto sopra in buona fede, abbiamo un primo indizio
per risolvere il mistero: in realtà il PD non vuole uscire dalla
crisi. Ma perché? È evidente che chi avesse il coraggio di proporre
delle soluzioni serie alla crisi avrebbe un cospicuo vantaggio elettorale; e
tanto più se queste soluzioni implicassero una seria politica redistributiva ai
danni di una minoranza e a favore di una maggioranza. I ricchi in Italia non
sono mai stati così ricchi: difficilmente una politica di perequazione sarebbe
impopolare. Senza entrare in dettagli, un'imposta dell'1% sulla ricchezza
finanziaria dei ricchi basterebbe a risolvere il problema della povertà. Non
solo non lo si fa; non lo si dice nemmeno. Abbiamo allora un ulteriore indizio
per risolvere il mistero: non si vuole redistribuire il reddito
mediante politiche fiscali. E poiché è ovvio che questa sarebbe una
politica possibile e popolare, è evidente che il PD come partito di
governo è disposto a rinunciare a massimizzare il consenso. A
riprova di ciò, il colossale trasferimento di voti ai 5 stelle non ha destato
particolari preoccupazioni.
Gli indizi
cominciano ad assumere una direzione precisa. È evidente che se un
partito politico non ha più come obbiettivo quello di massimizzare i voti è
perché ne ha qualche altro. Quale può essere? Qui salta fuori un altro
indizio. Abbiamo detto che i ricchi non sono mai stati così ricchi. Il nocciolo
della nuova classe ricca sono i padroni della finanza. Una volta il sistema
finanziario funzionava sostanzialmente così: un imprenditore aveva bisogno di
soldi per investire. Gli operatori finanziari glieli imprestavano. Se l'impresa
andava bene, l'imprenditore rimborsava il debito più gli interessi. Se andava
male falliva e i soldi prestati erano perduti.
Negli ultimi
decenni si è creata un'enorme massa di titoli finanziari, praticamente senza
rapporto con l'economia reale, i cui titolari vogliono essere pagati anche se
l'economia reale non rende, e hanno il potere necessario per esigerlo. Non è
solo potere di ricatto ("too big to fail"). È anche potere vero e
proprio: i padroni del Monte dei Paschi hanno sperperato miliardi; ma ogni euro
sperperato da qualcuno è un euro guadagnato da qualcun altro. E quei miliardi
erano sicuramente abbastanza per creare un enorme sistema di potere. Non solo
Mussari e compagni: un sacco di gente ha bisogno che i crediti del sistema
bancario vengano pagati. È una lotta di classe. Da una parte i padroni della
finanza, e i loro vassalli, vogliono che l'economia reale rimborsi i loro
crediti e paghi i loro interessi; dall'altra l'economia reale, dato che è in
crisi profonda (sopratutto in Italia) deve sottrarre queste cifre ad altri usi,
come le pensioni, i salari e i servizi pubblici. Ciò naturalmente crea
ulteriore depressione, e così via: come in Grecia, se vincono i primi ci si
fermerà solo quando non ci saranno più ossa da spolpare.
Quindi: ci
sono delle lobbies enormemente potenti ed enormemente ricche
che vogliono che gli italiani paghino col sudore e col sangue i loro crediti.
Un sacco di gente vive dei profitti (meglio, delle rendite) di costoro. Eppure
- ecco il nuovo indizio - il partito democratico non denuncia questa
situazione.
Mettiamo
allora insieme gli indizi. Il partito democratico non vuole uscire dalla crisi;
dalla crisi si esce solo contrastando il potere del capitale finanziario (per
esempio uscendo dall'euro, il che svaluta il debito e rilancia le esportazioni,
oppure congelando il debito o facendo default, il che riduce i
pagamenti per interessi); il capitale finanziario è potentissimo; il partito
democratico ha obbiettivi diversi dal massimizzare il consenso. La
conclusione sembra chiara: il partito democratico è stato comprato dal
capitale finanziario. Non è detto che questo sia sempre stato fatto con il
vecchio metodo delle valigette piene di denaro. Fra questo estremo e la
perfetta buona fede ci sono infinite gradazioni, e i dirigenti del PD, a
partire dal Presidente delle Repubblica, hanno ampiamente dimostrato di sapere
venire a patti molto bene con la loro coscienza. Se un dirigente del
PD vuole pagare fior di quattrini per degli inutili F35 potrà essere perché è
stato pagato, o perché è riuscito a convincersi che servono davvero. Sono
affari suoi. La sostanza non cambia.
3. Indizi
contrari. Ci sono però
anche, apparentemente, degli indizi contrari. Vedremo che non sono attendibili.
Il primo è risibile, ma viene spesso citato: e cioè che la base del PD è composta
perlopiù da persone per bene. L'ovvia obiezione è che la base del PD ha
ben poco a che fare coi suoi vertici. È un fenomeno noto e comune. Durante
l'ultima guerra molti preti cattolici si comportarono molto bene, ma la
posizione del Vaticano fu molto ambigua, a dir poco. "Mussolini deve
essere informato" era un atteggiamento diffuso fra i fascisti onesti. Io
stesso sono abbastanza vecchio per avere appoggiato la politica estera
sovietica in quanto militante nel PCI. Il punto di svolta per me è stata
l'invasione della Cecoslovacchia, ma molti militanti di base accettarono di
considerare traditori coloro per i quali era stato, giustamente, quella
dell'Ungheria.
Il secondo
controindizio è la crisi che investe l'organigramma del partito
dalla base (esclusa) in su, compresi i massimi vertici. A prima vista
sembra difficile che un partito così pasticcione e pasticciato possa essere un
buon strumento nelle mani di chi l'ha comprato. Nuovamente però la
storia ci insegna che la contraddizione è solo apparente. Per fare qualche
esempio, la lotta fra satrapi nazisti ha raggiunto il suo massimo livello di
violenza nel periodo fra il 1935 e il 1939, quando il potere era saldamente
nelle mani di Hitler. La lotta politica americana non è mai stata così becera
come nel periodo di massimo fulgore del pensiero unico. Le tensioni che stanno
esplodendo adesso nella chiesa cattolica si sono accumulate sopratutto durante
il papato di Woytila, sotto il quale la potenza della chiesa nei confronti del
mondo secolare ha raggiunto un livello altissimo. E si potrebbe continuare. Ma
la generalizzazione è semplice: la lotta fra strapi di partito diventa violenta
(nel caso del PD la si potrebbe definire, con Karl Kraus, una lotta disperata
ma non seria) quando la ricollocazione del partito stesso apre da una parte
prospettive ricchissime per chi sa posizionarsi bene, e dall'altra una tragica
fine per chi sbaglia scelta. Lo slogan del festival nazionale del PD a Genova
era "perché l'Italia vale". Non deve essere stato facile trovare una
frase così stupida e soprattutto così priva di significato: ma questa mancanza
indica appunto quanto sia grande la paura di spaventare qualcuno che domani
potrebbe essere vincente.
Il terzo
controindizio è di gran lunga il più importante, e anche quello che a prima
vista appare il più convincente. Molti esponenti intermedi del PD sono
seri professionisti, che fanno il loro mestiere e non sono corrotti, o pensano
di non esserlo. Anzi, non hanno tempo da perdere con tutte queste
beghe politiche. Ci sono comuni da gestire, appalti da assegnare, concorsi da
indire e da effettuare, insomma tutta la vita politica normale. Se il partito
ha deciso di comprare gli F35 a lui spetta il compito di amministrare i fondi
che ne derivano alla sua istituzione. La decisione ormai è presa. Chi riceveva
soldi dal Monte dei Paschi non aveva né tempo né interesse a chiedersi da dove
venivano.
Ma
supponiamo che invece se lo fosse chiesto. Cosa cambiava? Se avessero dato
l'allarme avrebbero ottenuto solo di perdere il posto, senza in realtà produrre
nessun cambiamento nel sistema. Meglio tacere. Ora, in realtà c'era, e c'è, una
soluzione ancora migliore del tacere: non sapere. È
molto più rapido e sicuro non porsi le domande piuttosto che dovere
gestire delle risposte scomode. Essere ignoranti e apparentemente
sciocchi non è quindi necessariamente una caratteristica antropologica (anche
se naturalmente in molti casi uno sciocco è più utile di un non sciocco): può
benissimo essere una scelta.
A questo
proposito si può ricorrere con fondatezza al concetto di egemonia. Dato
un certo sistema di potere e una certa "cultura" economica che ne
consegue, è perfettamente possibile per un politico professionista considerarli
normali, senza porsi problemi riguardo alle loro conseguenze più
generali. L'ignoranza diventa buon senso; la limitatezza delle vedute
diventa realismo; e così via. Anche qui la storia è piena di esempi:
il sistema di potere Craxi-Andreotti-Forlani era appunto un sistema di potere,
"normale" per chi vi operava, come ha coerentemente e nostalgicamente
ricordato Fassino non molto tempo fa. Così come c'erano molti preti coraggiosi
e onesti, in una chiesa che appoggiava il fascismo europeo c'erano anche molti
vescovi che si occupavano con dedizione all'organizzazione della chiesa in
tempi tanto difficili; e che ragionevolmente ritenevano di non avere tempo di
occuparsi dei rapporti fra il papa e Hitler, e che comunque questi
non erano affari loro. La loro miopia non può però in alcun modo
essere considerata una prova della correttezza della politica della chiesa.
Una
previsione di questa ipotesi, cui assistiamo con tutta evidenza e che quindi la
suffraga, è la tragica scomparsa del livello reale dei problemi dal
dibattito politico. I dirigenti del PD parlano alternativamente (per esempio)
di "Europa dei popoli" o di funerali di Priebke (ottobre 2013),
passando da livelli stratosferici a livelli terra terra e
viceversa, e saltando il livello in cui la gente normale vive e
soffre,.
4.
Conclusioni. Parafrasando Sherlock Holmes, "quando tutte le ipotesi assurde devono
essere rifiutate, allora rimangono solo quelle plausibili." È
molto plausibile che il PD si sia venduto ai padroni, sia pure a padroni tipo nuovo,
diversi dai loschi commendatori di un tempo, e le obiezioni che si possono fare
a questa ipotesi non sono convincenti. Qui però si apre un altro discorso:
perché anche SEL, l'unico partito di sinistra che rimane, dimostra una analoga
mancanza di coraggio nel fare proposte chiare per uscire dalla crisi? Voglio
sperare che si tratti solo di ignoranza e di inadeguatezza. Ma non ne sono
sicuro.
[1] Qualcuno potrebbe citare l'esempio del Regno
Unito di Tony Blair. A torto: l'espansione dell'economia inglese si
è accompagnata ad un consistente aumento dei dipendenti pubblici. Erano
5.221.000 nel 1999, e sono passati a 6.276.000 nel 2010 (e già che
ci siamo, in Italia sono meno di 4.000.000, e in calo). Dati BIT.
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