Nella nuova edizione
del libro di Luisa Muraro «Le amiche di Dio» spicca la figura di
Margherita Porete, religiosa, teologa e scrittrice vissuta sotto
Filippo Il Bello e poi condannata al rogo per eresia.
Alessandra Pigliaru
La libertà delle
mistiche
Nell’ambito della
mistica cristiana la presenza femminile
è sempre stata rilevante. Basta ricordare
i nomi di Angela da Foligno, Giuliana di Norwich,
Hadewijch d’Anversa ma anche Matilde di Magdeburgo
e Teresa D’Avila, per rendersi da subito conto che si
tratta di una scena generosa dotata di splendore.
Queste donne hanno fatto della propria esperienza
spirituale una ricerca inesausta
e sorprendente con decisive ricadute
sulle pratiche quotidiane e sulla
relazione con il divino.
La nuova edizione
del libro di Luisa Muraro, Le amiche di Dio.
Margherita e le altre (Orthotes, pp.
262, euro 17), a cura di Clara Jourdan e ampliata
in appendice da un saggio di Blanca Garí, è il
rilancio di una scommessa iniziata ormai oltre
vent’anni fa. Si colloca in un corollario di
testi e interventi pubblici precisi, alcuni
dei quali apparsi anche nelle pagine di questo giornale
dalla fine degli anni Ottanta. Da libri importanti come lo
studio dedicato all’eresia femminista
diGuglielma e Maifreda (1986), a Lingua
materna scienza divina (1995) fino ad arrivare a Il
Dio delle donne (2003), il punto è sempre anche
politico, trattandosi di un’esperienza di
differenza e dunque di un simbolico
femminile che la sostanzia.
Le amiche di
Dio attiene al grandioso affresco della
mistica femminile europea vista come risorsa
di libertà. Centrale nel volume di Muraro è Margherita
Porete, beghina vissuta durante il regno di Filippo il
Bello. Il suo percorso spirituale audace e fuori
dal comune le costò l’accusa di eresia, procurandole
infine la morte sul rogo il 1° giugno 1310 a Parigi,
in place de Grève. Le parole contenute nel suo
capolavoro Lo specchio delle anime
semplici hanno circolato in Europa, seppure
anonimamente, per sette lunghi secoli fino
a quando nel 1965, grazie a Romana Guarnieri,
al testo viene restituita la sua legittima autrice.
Un mondo intero
e decisivo si muove già dentro quelle parole che
vanno a creare una vera e propria teologia
in lingua materna. Questa teologia nata nel
XIII secolo, su cui si concentra Muraro, è storia
di uno scambio, un continuum che esorbita dal
tradizionale rapporto dell’uomo con Dio.
Conoscere e far
conoscere la scrittura della mistica significa
dare conto di una moltitudine di saperi,
pratiche e desideri, e insieme della
scoperta di un tesoro da un punto di vista letterario,
poetico spirituale e politico. Le
esperienze, le scritture e le storie
riportate da Muraro bucano l’ordine sociale così come
i codici linguistici della tradizione
cristiana, in rapporto ai quali non stanno contro
ma oltre.
Per Margherita
Porete l’autorizzarsi a una lettura libera delle
Sacre Scritture (di cui tratta specialmente Blanca
Garí) procede per un itinerario che le
supera andando nella direzione di una mancanza che
segna il rapporto con il divino. Una mancanza che è un
non bastarsi originario e che viene
a riscoprirsi come guadagno. Pensato
e tradotto come un percorso di luci e cadute, Lo
specchio delle anime semplici sta fuori dal
discorso ascensionale della mistica cristiana per
raccontare che il passaggio attraverso
quella mancanza, quando accettata, crea e attiva
per poi far fluire un potente varco d’amore.
Diversamente
da altre mistiche, per esempio Ildegarda di
Bingen, Porete non è visitata da nessuna
voce di autorità esterna. L’unica mediazione
riconosciuta tra l’essere finito (questo mondo)
e l’assoluto (Dio) è il passaggio abitato
dalle cosiddette anime annientate, ovvero
le dames che nelloSpecchio appaiono
come le Signore che nessuno conosce tranne
Dio. L’annientamento di ogni facoltà, circolante in
tutta la scrittura mistica, si accompagna però in
lei, e potremmo dire nel beghinaggio in generale,
ad una pratica quotidiana e di impegno
nei confronti del mondo, una condizione che non
implica passività alcuna.
Il mutamento
radicale che viene agito passa per la relazione con
Dio, ma in Porete così come in tutta la mistica femminile
l’essere donna è dirimente perché quell’amore
è la possibilità – del tutto
contingente – che Dio capiti a questo
mondo. Una differenza senza termini di confronto
e imprendibile che non dice la libertà di Dio ma
delle mistiche. L’amicizia con Dio non fa infatti di
queste donne delle serve né delle rappresentanti
ma, appunto, delle amiche, sostanziandosi in una
sporgenza del desiderio che oltrepassa la
realtà visibile e già data, fino a concepire
l’infinito.
La domanda che ci si
può porre è: in che modo il discorso sulla mistica
interloquisce con la riflessione politica
delle donne? In che modo cioè può essere un guadagno
per il presente? In questo senso va accolta
l’inaugurazione esplicita della rubrica della rivista Via
Dogana che dal dicembre scorso si occupa appunto di
«Imparare politica dalla mistica». Ma non sarebbe
sufficiente se non si desse conto di un tragitto
più lungo che racconta di un guadagno
indiscutibile nel fare la conoscenza di
queste donne e delle loro parole.
«Quella che le
scrittrici mistiche mettono in parole, per quanto
ciò sia possibile, è la verità dell’esperienza,
guadagnata dal vivo del loro vivere, lottando con
le parole». E con i propri corpi. Anche quando di
queste vite sappiamo poco, come per Margherita
Porete la cui biografia è rintracciabile
solo nei documenti sul suo processo per eresia.
Anche in questo caso un corpo vivente, sessuato,
è stato al mondo raccontandoci la propria
relazione con la libertà, restituendoci
l’essenziale della propria esperienza.
Per dire la
contingenza di Dio, nel senso indicato sopra,
e che il desiderio passa per ciò che si scrive ma
anche per il rifiuto, netto e sicuro, opposto agli
inquisitori che esigevano da lei un
giuramento di sottomissione. Dagli atti
del processo, risulta sia andata a morire serena.
Vogliamo immaginarla come un’amica esigente
e innamorata, di Dio (lui o lei che sia) ma
soprattutto di un originale quanto
straordinario cammino di verità che ce la
rende prossima.
il manifesto - 29 Aprile
2014
Luisa Muraro
Le amiche di Dio. Margherita e le altre
Orthotes, 2014
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