05 maggio 2014

UN "SUICIDIO" MAFIOSO ANCHE A TERMINI IMERESE

Cosimo Cristina

        Nella vicina Termini Imerese, il 5 maggio del 1960 un omicidio di mafia passò  alla cronaca come "suicidio".
       Noi eravamo ancora fermi al "Suicidio per mafia"  del Delegato di P.S. Stanislao Rampolla del Tindaro avvenuto a Marineo nel 1889, reso celebre dalla scoperta del compianto Pasquale Marchese che, con la collaborazione della storica Giovanna Fiume e della  casa editrice La Luna, nel 1986 trasformò un documento ritrovato in una Biblioteca di Firenze in un prezioso libretto.
        Oggi rendiamo il nostro tardivo omaggio al coraggioso giornalista termitano con le parole di alcuni amici di Termini Imerese.



IISS “Stenio” - Rivista Espero


COMUNICATO STAMPA

In occasione dell’anniversario dell’uccisione del giornalista termitano Cosimo Cristina, la IISS “Stenio” e la Rivista Espero   organizzano una iniziativa  “per far memoria” del giovane giornalista termitano “suicidato” da Cosa Nostra.
La manifestazione che si svolgerà lunedì 5 maggio 2014 alle ore 11,30 presso l’IISS Stenio a Termini Imerese, prevede la rivisitazione degli ultimi momenti della vita di Cocrì (così si firmava il giovane cronista) e la lettura di alcune pagine della Rivista “Prospettive Siciliane”, il giornale fondato e diretto da Cosimo Cristina. Previsti gli interventi di Angela Marramaldo, dirigente scolastico dello stesso istituto, Alfonso Lo Cascio, Direttore della rivista Espero, Giusi Conti, insegnante dell’IISS Stenio che in passato ha curato progetti per ragazzi sulla figura di Cosimo Cristina.

Cosimo Cristina

“Con spirito di assoluta obiettività, in piena indipendenza da partiti e uomini politici, ci proponiamo di trattare e discutere tutti i problemi interessanti dell’Isola, avendo come nostro motto: senza peli sulla lingua. Tutto questo perché noi vogliamo che la Sicilia non sia solo quella folcloristica delle cartoline lucide e stereotipate, né quella delle varie figurazioni a rotocalco e di certa stampa deteriore, per intenderci la Sicilia di Don Calò Vizzini e di Giuliano, ma la Sicilia che faticosamente si fa strada come pulsante cantiere di lavoro e di rinnovamento industriale.”



Si legge così nell’editoriale del primo numero di Prospettive Siciliane, il giornale da lui fondato, e dalle cui colonne ha probabilmente firmato la propria condanna a morte. Cosimo Cristina sembra tracciare il suo profilo: un cronista onesto, brillante, “senza peli sulla lingua”, che verrà ucciso per aver detto verità scomode e per aver avuto il solo torto di amare la propria terra, di privilegiare la verità e la giustizia e di credere che la legalità fosse più forte di qualsiasi potere criminale. Quella di Cosimo è la storia di un giornalista scomodo. Cosimo Cristina nasce a Termini Imerese l’11 agosto 1935. Tra il 1955 e il 1959 collabora come corrispondente per il giornale L’Ora di Palermo, per Il Giorno, per l’agenzia Ansa, per il Corriere della Sera, per Il Messaggero e per Il Gazzettino. Nel ’59, fonda il settimanale Prospettive Siciliane. Può finalmente affermare ciò che i giornali con cui collabora non gli permettono di scrivere. Da subito Prospettive Siciliane raccontò la mafia di Termini e della Madonie in anni in cui nessu­no osava nemmeno nominarla. Iniziano per Cosimo le minacce e le querele. Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindacalista Salvatore Carnevale e del sacerdote Pasquale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Agostino Tripi, il processo per l’omicidio di Carmelo Giallombardo. Il pomeriggio del 5 maggio 1960, ad appena 25 anni, Cosimo Cristina viene ritrovato privo di vita nel tunnel ferroviario di contrada Fossola, tra Termini e Trabia. Non viene nemmeno disposta l’autopsia: per gli inquirenti si trattava di suicidio. Ma i dubbi già allora erano tanti, qualcosa non quadra. Nella tasca della sua giacca vengono ritro­vati due biglietti, sulla cui autenticità la famiglia ha dubitato sin dal pri­mo momento: ma stranamente non è mai stata eseguita nessuna perizia calli­grafica. Cosimo Cristina è stato ucciso dalla mafia, anzi più precisamente suicidato da Cosa Nostra, qualcuno azzarda, ma come spesso accade in questi casi, nessuno sa niente, chi sa non parla, chi parla viene fatto tacere e, a parte qualche articolo del solito cronista rompiscatole, a nessuno interessa più di tanto. Il caso viene ria­perto sei anni dopo: grazie al vice questore di Palermo, Angelo Mangano, è riesumata la salma e final­mente viene eseguita l’autopsia, ma effettuata dopo tanti anni, finisce per confermare l’ipotesi del suicidio. Da allora il caso Cristi­na è definitivamente archiviato. Una spessa coltre di o­blio venne ste­sa sul giovane che viene vergo­gnosamente dimenti­cato Nel corso degli ultimi anni vi è stato un lento recupero della memoria storica del coraggioso giornalista, attraverso inchieste su libri e giornali, il lavoro di diverse scuole termitane che hanno incluso nei loro progetti sulla legalità la figura di Cosimo Cristina, l’intitolazione di una strada al giovane su proposta della rivista Espero, l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell'Ordine dei Gior­nalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi. E per  il cinquante­simo anniversario della mor­te del co­raggioso giornalista, il 5 maggio del 2010, su iniziativa della rivista Espero, insieme al Comune di Termini Imerese e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, è stata col­locata una lapide nel luo­go in cui venne rinvenuto il corpo.


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