Riprendiamo l’appello
ai cristiani d’Europa, sottoscritto da oltre 60
esponenti dell’associazionismo cattolico di base
a sostegno dell’Altra Europa per Tsipras.
Ai cristiani
d'Europa: cacciare i mercanti dal Tempio
«È la nostra luce,
non la nostra ombra a spaventarci di più. Il nostro giocare in
piccolo non serve al mondo». Con queste parole di Nelson Mandela
apriamo questo appello a tutti i cristiani d’Europa affinché
considerino le prossime consultazioni per il rinnovo del
Parlamento Europeo come decisive per la storia di una Europa
democratica dei popoli. Non abituiamoci a questa schiavitù del
debito per cui nulla è possibile, colpevoli, senza colpa, per
“aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità” ed ora
obbligati a fare i compiti a casa.
Crediamo che i soldi
per il lavoro, per l’esercizio dei diritti fondamentali, per la
tutela dei beni comuni ci siano. In Italia, ad esempio, ci sono e
sono tanti, solo che stanno dalla parte sbagliata e sono gestiti
non per il territorio, per gli impoveriti, per i giovani, per le
famiglie o le comunità, ma per assicurare e sostenere
“un’economia che uccide”.
Crediamo di dover
lavorare ad un nostro manifesto che sancisca ufficialmente un
diverso modo di intendere la politica da parte dei cristiani: un
documento che dica, partendo dal Vangelo e dalla dottrina sociale
della Chiesa, che il liberismo è la causa dell'attuale
disordine. Già nei documenti di Leone XIII e del suo successore
si parla di anarchia liberale.
La sfida si pone
dunque in questi termini: i cristiani d'Europa, e non solo,
avvertono la necessità di cacciare i mercanti dal tempio? Alla
luce di questo, il problema è in quale misura la nostra identità
e i nostri valori siano in grado di incidere nella discussione
collettiva. Cosa si può fare per non divenire residuali?
La causa di questa
condizione può trovarsi, almeno in parte,
nell’istituzionalizzazione della fede e nella conseguente
incapacità di essere un punto di riferimento per i bisogni
politici della comunità. Abbiamo dunque bisogno di
un'elaborazione teorica che consenta di superare lo smarrimento e
di elaborare progetti concreti, audaci che coinvolgano i partiti
e individuino le vie politiche per un cambiamento di sistema
proporzionato all’esigenza di superare e battere la società
dell'esclusione.
Ciò premesso non
possiamo dimenticare di aver ascoltato il tintinnio delle catene
proveniente dalla Grecia ed ora proprio dalla nazione dei grandi
filosofi e della grande scuola di democrazia abbiamo udito di una
lotta dal basso per un Mediterraneo accogliente, per spezzare le
catene del debito, per una Europa dei popoli e non delle banche,
che «appaghi la sete di giustizia feconda di bene per tutti».
Non appoggeremo
persone che non siano portatrici di idee liberanti e al servizio
di tutti. La grande aspirazione dei popoli è la pace ovvero «la
convivialità delle differenze». «Non ci potrà mai essere pace
finché i beni della terra sono così ingiustamente distribuiti».
Lavoriamo per una Europa disarmata, per un’economia di pace,
che includa oltre alle risorse materiali e finanziarie
soprattutto quelle umane.
In questa Europa
della recessione e dell’ossessione per la crescita proponiamo
una economia della sobrietà per tutti, del lavoro vero per tutti
e della tutela dei beni comuni. Invece di limitare le migrazioni,
limitiamo i costi improduttivi della politica, ma mai la
rappresentanza, diminuiamo l’eccesso degli stipendi e
promuoviamo la qualità umana che inventa un futuro sostenibile
per tutti.
L’Europa è prima
di tutto un grande sogno di pace e di armonia ove la cultura,
l’ambiente umano e naturale vengono rispettati e valorizzati, a
cui il mondo intero dovrebbe guardare con ammirazione e non con
sospetto. Invece rischia di diventare anche spazio per accordi
sovranazionali che incatenano i popoli per garantire i profitti
alle più grandi organizzazioni economiche mondiali.
Non abbiamo un
programma politico, ma abbiamo il dovere di vivere la carità
politica al servizio della giustizia. Ed è per questo che
dobbiamo avere il coraggio di sostenere chi nel proprio programma
vuole liberare i popoli dalla “tirannia invisibile” dei
mercati, prefigurando il Giubileo degli esclusi e del debito. Ci
sembra che la figura di Alexis Tsipras, candidato alla carica di
presidente della Commissione Europea alle prossime elezioni
europee di maggio, sostenuto da una lista civica nazionale –
“L’Altra Europa” – incarni le aspirazioni più
profonde dei cristiani.
Tuttavia crediamo che
una politica fatta da cristiani non possa esaurirsi
nell'individuazione di una candidatura: abbiamo imparato
dall’impegno con i movimenti sociali per l’acqua bene comune
e per una nuova finanza pubblica e sociale che, come scriveva
Giovanni XXIII, «quando sei per strada e incontri qualcuno, non
gli chiedere da dove viene, ma chiedigli dove va, e se va nella
stessa direzione, cammina insieme a lui».
Sogniamo un periodo
di grazia in cui gli ultimi possano sentirsi riconosciuti come
persone, in cui le pietre scartate possano diventare fondamento
di una nuova umanità. «Il futuro ha i piedi scalzi» e perché
si avveri deve «aggregare i sogni dei poveri».
Francesca Delfino, Antonello Miccoli, Antonio De Lellis, Rosa Siciliano, Antonello Rustico, Vincenzo Pezzino, Cristina Mattiello, Carlo Montedoro, Elsa Monteleone, Antonio Di Lalla (prete), Gianni Dalena, Tiziana Cosentino, Giorgio Buggiani, Giuliana Mastropasqua, Giuseppe Castorina, Rosaria Costanzo, Alessio Di Florio, Francamaria Bagnoli, Laura Sciacca, Alfio Fichera, Mauro Castagnaro, Pasquale Palumbo, Anna Maria De Leo, Gigi Monello, don Aldo Antonelli, Maurizio Acerbo, Angelone Stefano, Gaetana Iavarone, Lucia Carulli, Giovanni Ciattoni, Aldo Ettore Quagliozzi.
Luca Kocci
Cattolici e
cristiani di base con Tsipras
«Cacciare
i mercanti dal tempio». Riprende l’immagine
di Gesù che appunto allontana energicamente
i mercanti dal tempio di Gerusalemme
l’appello ai cristiani d’Europa, sottoscritto
da oltre 60 esponenti dell’associazionismo
cattolico di base — ci sono attivisti
di Pax Christi, il Monastero del Bene comune di
Sezano (Vr), diversi preti e religiosi —
a sostegno dell’Altra Europa per Tsipras.
Il liberismo,
anzi «l’anarchia liberale» — come lo definiva
Leone XIII, autore della prima enciclica sociale,
la Rerum novarum — è «la causa
dell’attuale disordine», l’ideologia che sostiene
ed alimenta «un’economia che uccide» e che
produce ingiustizie. Si tratta allora di
«cacciare i mercanti dal tempio», per
ricostruire «un’Europa dei popoli e non delle
banche», «un’Europa disarmata» e «un’economia
di pace». «Ci sembra — si legge nell’appello —
che la figura di Alexis Tsipras incarni le
aspirazioni più profonde dei cristiani».
Perlomeno dei cristiani che respingono
la «istituzionalizzazione
della fede» in nome della fedeltà al Vangelo.
Un appello
a sostegno di Tsipras — rivolto non solo ai
cristiani ma a tutti i cittadini —
arriva anche da diversi esponenti delle Comunità
cristiane di base italiane e del mondo
cattolico progressista, come Ettore
Masina, don Paolo Farinella ed Eugenio Melandri.
«Vogliamo un’Europa liberata dalle politiche
neoliberiste perché hanno
profondamente corrotto la vita sociale
e hanno condotto l’economia a una delle
peggiori recessioni della storia, favorito
il disfacimento della democrazia, la
disgregazione della solidarietà
sociale, l’impoverimento di milioni di persone, la
crescita di movimenti e partiti
nazionalisti e razzisti».
Conclude
l’appello: «Riteniamo indispensabile
che nel prossimo Parlamento ci sia un
consistente gruppo che dia forza e voce ai
milioni di cittadini e di cittadine
che per tanti anni hanno sentito l’Europa non come
un’opportunità di elevazione materiale
e spirituale ma come una struttura
tecnocratica ed oligarchica,
lontana dai reali bisogni delle classi popolari».
il manifesto - 24 Maggio
2014
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