Una riflessione sul
rapporto fra popolo, nazionalità e Stato dall'angolo di visuale ebraico. Un libro che fa capire la complessità della
questione israeliano-palestinese e invita ad evitare troppo facili
giudizi.
Roberto Esposito
Il nuovo ordine del
mondo nell'eccezione di Israele
Il libro di
Donatella Di Cesare, Israele. Terra, ritorno, anarchia, edito
da Bollati Boringhieri, non è solo un saggio
teologico-politico su Israele. È una intensa riflessione
filosofica, dall’angolo di visuale dell’eccezione ebraica,
sul rapporto tra popolo, nazionalità e Stato nell’epoca
della globalizzazione. Lo ‘stato’ — nel senso del modo di
essere, oltre che dell’organismo politico— di Israele non
può essere omologato agli altri Stati sovrani, uniti tra loro
dal nomos del terra. E ciò non soltanto perla ferita
irrimarginabile inferta dalla Shoah, ma per una storia radicata
in un rapporto con la trascendenza che sporge dall’orizzonte
immanente della politica moderna. Tale eccedenza è
testimoniata dal destino ambivalente del sionismo —
realizzato nelle sue intenzioni, eppure in perenne
contraddizione con se stesso, in continua “in crisi”, come
già nel 1943 scriveva Hannah Arendt (La crisi del sionismo,
ora tradotto in Politica ebraica per Cronopio).
Fondato alla fine
dell’Ottocento da Theodor Herzl in una prospettiva che
affidava l’emancipazione ebraica alla creazione di uno Stato
nazionale non diverso dagli altri, esso ricercava
nell’appropriazione di una terra la garanzia dell’esistenza
politica. In tal modo gli ebrei pagavano il prezzo di
rinunciare alla propria specificità senza ottenere
un’inclusione paritaria nel concerto delle nazioni. Come
annotava profeticamente Joseph Roth, essi erano sempre stati
uomini in esilio. Ora diventarono una nazione in esilio».
Con quella opzione gli ebrei acquisivano il diritto
indispensabile alla propria sopravvivenza, ma smarrivano nello
stesso tempo un elemento decisivo della loro identità
differenziale. Gershom Scholem e Martin Buber ne delineavano il
profilo proprio nel contrasto con quella bipolarità tra
individuo e Stato che, nel paradigma di sovranità,
caratterizza la politica moderna. Se il primo già negli anni
Trenta dubitava che la questione ebraica potesse trovare
definitiva soluzione in Palestina, il secondo negava che Sion
fosse riducibile alla figura degli altri organismi nazionali
Certo, come afferma l’autrice, la costruzione dello Stato era
la via necessaria, ma non la meta ultima.
In questo senso
ella riconosce in tutta la sua tensione quella “tragicità
del sionismo” di cui parla Shmuel Trigano nel suo Il
terremoto di Israele. Filosofia della storia ebraica (Guida).
Il ritorno alla terra non può cancellare la diaspora. Il
destino di Israele non è lo Stato, ma qualcosa che, attraverso
di esso, si pone al contempo anche al suo esterno. Come
sostiene Lévinas, la stella di David brilla nel punto di
tensione tra identità e alterità, spazio e tempo, terra e
cielo. Solo restando fedele all’attesa, Israele può
corrispondere alla promessa di cui è esito e testimonianza.
La forza, e la
passione, di questo sguardo sta nel riconoscere in tale
condizione una frattura e una risorsa. Una frattura rispetto al
destino degli altri Stati n azionali e una risorsa nel momento
in cui esso è messo radicalmente in discussione dalla
globalizzazione. Il fatto di non essere uno Stato come gli
altri conferisce a Israele la possibilità di sperimentare una
nuova modalità politica, non basata sulla difesa identitaria
di confini bloccati, ma sul principio della continua
alterazione.
Certo, va detto che
tra quanto sostiene la Di Cesare, lungo una linea di pensiero
letteralmente anarchica, e la realtà della politica effettuale
di Israele, vi è più di una differenza, se non anche un
contrasto. Ma ella stessa rivendica la possibilità e la
necessità, da parte del pensiero, di spingersi aldilà del
dato storico verso il non-luogo dell’utopia. Sia il discorso
sulla nuova comunità, come alternativa alla sovranità dello
Stato, sia quello su una categoria di pace non derivata in
negativo dalla guerra, ne costituiscono esempio. Essi valgono,
si può dire, non nonostante, ma in ragione della loro
inattualità.
La Repubblica – 3 febbraio 2014
Donatella Di
Cesare
Israele. Terra,
ritorno, anarchia
Bollati
Boringhieri, 2014
€ 12.50
Nessun commento:
Posta un commento