31 maggio 2014

BLACK POETRY IN USA



Dai collettivi anni ’80 al boom di oggi: la letteratura nera in versi esce dal ghetto e diventa globale.

Jeff Gordinier

L’anima black dei poeti uniti d’America
Alla fine del 1987, due giovani poeti fecero una bella scarpinata fino a New York per prendere parte al funerale di James Baldwin. Emozionati dalla cerimonia, e addolorati dal fatto di non aver mai incontrato un gigante letterario afroamericano della statura di Baldwin, i poeti Thomas Sayers Ellis e Sharan Strange misero a punto un piano: avrebbero chiamato a raccolta giovani scrittori e artisti neri e offerto loro la possibilità di leggere ad alta voce le loro creazioni, per allacciare rapporti con i giusti mentori e per alimentare quel genere di spirito comunitario che in passato ha dato vita a più di un movimento culturale.

Chiamarono il gruppo Dark Room Collective , Collettivo della camera oscura. Gli studiosi affermano che da lì sbocciò la poesia afroamericana, che quasi certamente nel mondo letterario è tanto significativa quanto la Beat Generation. Influenzato da pionieri come Rita Dove, il lavoro di questo gruppo prese il via dal punto di vista stilistico da buona parte della poesia nera che l’aveva preceduto: più che con le lotte o l’identità razziale ebbe a che vedere con l’immaginazione che spicca il volo.
Nelle generazioni precedenti, molti poeti avevano utilizzato il loro lavoro «per combattere contro l’oppressione di vari generi», ha detto Charles Henry Rowell, il curatore dell’antologia del 2013 intitolata Angles of Ascent: A Norton Anthology of Contemporary African American Poetry .
Adesso, ha aggiunto, «c’è un privilegio unificatore, e quel privilegio consiste nello scrivere come considero opportuno scrivere ».

Anche se dopo una decina d’anni circa il Dark Room Collective chiuse i battenti, alcuni dei suoi affiliati perseverarono, diventando personalità letterarie di primo piano e ricevendo premi importanti. Forse la più famosa di tutti è Natasha Trethewey, che ha vinto il Premio Pulitzer per il suo libro del 2006 Native Guard , ed è stata insignita anche del titolo di “poeta laureato della Nazione”. Tra gli altri veterani vi furono Tracy K. Smith, che vinse il Pulitzer per Life on Mars nel 2012, e scrittori come Kevin Young, Carl Phillips e Major Jackson, tutte voci autorevoli della poesia americana.

Il collettivo ebbe anche un effetto a cascata. Nel 1996 Cornelius Eady e Toi Derricotte fondarono infatti Cave Canem, organizzazione che costituì una piattaforma di lancio per molti poeti, tra i quali Adrian Matejka, il cui libro del 2013 The Big Smoke è stato finalista sia per il Pulitzer sia per il National Book Award, e Terrance Hayes, che ha vinto il National Book Award nel 2010 con Lighthead .
Anche Nikky Finney, che ha vinto quello stesso premio nel 2011 con il suo Head Off & Split , aveva aderito a tutti gli effetti al gruppo. «Fu un fenomeno del tutto insolito — ha detto la Trethewey — la poesia nera non era mai stata mainstream. Di colpo, invece, non fu una sottospecie della poesia americana, bensì il cuore stesso della poesia americana».






















Nelle interviste, molti poeti della nuova guardia parlano della sensazione di liberazione, non hanno più bisogno per aderire a un insieme di norme su ciò che si presume debba essere la poesia nera. La loro arte poetica ha a che vedere con l’identità stessa. Matejka l’ha descritta come il passaggio dalla «modalità “sono un uomo di colore in America ed è dura” all’idea del “sei quel che sei, e quindi ciò farà sempre parte della poesia”», con l’aggiunta di «molto più spazio per una sublime sperimentazione linguistica ».
Un’opera può essere tradizionale o sperimentale, apertamente politica o appassionatamente privata, e contenere un vasto assortimento di riferimenti che possono includere Melvin Van Peebles, Jorge Luis Borges, David Bowie. Buona parte della poesia ha un’immediatezza che può risultare quasi cinematografica.
Ecco un esempio, tratto da Wind in a Box, (Vento in scatola) di Terrance Hayes: « Questo inchiostro. Questo nome. Questo sangue. Questo strafalcione. / Questo sangue. Questa perdita. Questo vento malinconico. Questo canyon ».

Ma c’è anche uno sforzo preciso, quello di rivendicare e ricontestualizzare episodi storici, famosi o dimenticati. Native Guard di Trethewey include l’angosciante saga di alcuni ex schiavi che combatterono nel reggimento nero Union durante la Guerra civile. The Big Smoke di Matejka illustra la vita del pugile peso massimo Jack Johnson.
«Si tratta di personaggi che furono spazzati via dalla narrativa dominante o immessi su un binario morto» ha detto Matejka in un’intervista. Young, professore all’Emory University, ha pubblicato varie antologie di poesia (tra cui raccolte sul cibo e il blues) e ha scritto libri in versi sulla rivolta della nave negriera Amistad ( Ardency), sul pittore Jean-Michel Basquiat ( To Repel Ghosts ), sulla lussuria, la violenza e il linguaggio dei film noir ( Black Maria).

Agli occhi di un poeta e mentore più anziano come Eady, questo senso di assenza totale dei limiti può essere fatto risalire proprio al Dark Room Collective — come pure quel senso di fraternità dei laboratori di Cave Canem. (il mito Dark Room è cresciuto al punto che i suoi membri nel 2012 e nel 2013 si sono messi in viaggio per una rimpatriata.)
«È bello vedere che servì da mezzo per far sbocciare le persone » dice Strange, anche se l’idea originaria era semplicemente quella di frequentarsi e stare un po’ insieme, dando vita a una comunità di scrittori che la pensavano nello stesso modo. «L’ambizione era quella di essere creativi. Non ci fu mai il proposito grandioso di partire alla conquista della letteratura americana ».
la Repubblica - 29 Maggio 2014

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