Proponiamo un libro
che non abbiamo letto e che dunque non sappiamo se ci piacerà
davvero. Non si dovrebbe fare e infatti solitamente non lo facciamo,
ma non ci piace vedere i libri bruciati in piazza. Un vecchio vizio
caro a nazistelli e cattolicume integralista.
Fabio Geda
“Sei come sei” la
famiglia omosex di Melania Mazzucco
Facciamo un gioco. Io vi
descrivo due personaggi e voi mi dite chi sono. Uno è severo,
stabilisce quello che la figlia deve o non deve fare perché lui
stesso da bambino ha ricevuto un’educazione formale che - dice -
nella vita si è rivelata utile; l’altro, invece, è accogliente,
più fragile sul piano del contenimento, la figlia sa che può
ottenere da lui cose che non otterrà dal personaggio precedente.
Uno è rilassante,
coerente e protettivo; l’altro, invece, è eccentrico,
imprevedibile e, in presenza dei compagni di classe, può risultare
imbarazzante (ma la figlia, che lo ama tanto quanto il personaggio
precedente, non ha il coraggio di dirglielo). Uno è convinto che la
maestra della figlia sia eccessivamente nozionistica e ligia al
programma ministeriale, e avrebbe voluto iscriverla in una scuola
montessoriana; l’altro, invece, è un fanatico fautore della
scuola pubblica - «una delle poche istituzioni meritorie dello
stato italiano» -, afferma che l’istruzione gratuita e
l’uguaglianza rappresentano per lui valori non negoziabili, e
vuole che la figlia cresca tra bambini di ogni estrazione sociale,
razza e provenienza.
Sì, sono due genitori.
Un padre e una madre. O forse no. Forse sono due madri. O forse due
padri. Be’, ma che importanza ha? Sono due adulti che si amano,
che vivono insieme e che hanno scelto di dedicarsi alla cura e
all’educazione di un bambino. Questo è quanto. Potrebbero anche
essere due nonni, o due zii, o due vicini di casa. Quella che
chiamano figlia potrebbe anche non essere davvero figlia loro.
Perché i figli sono di chi li ama e li cresce, non di chi li fa.
Sei come sei di Melania
Mazzucco è un elogio delle radici dell’amore, o piuttosto un
indagine sulle proteine che compongono il Dna degli affetti
famigliari; di una famiglia potenzialmente normale - qualunque cosa
questo voglia dire - che non lo è a causa delle nostre leggi - dei
nostri pregiudizi.
Giose e Christian sono
una coppia omosessuale ed Eva, quindi, una bambina con due genitori
che hanno la peculiarità di essere entrambi maschi. La qual cosa,
tra l’altro - dice lei - è di gran lunga preferibile ad averne
uno di un sesso e uno dell’altro ma separati, con un papà che
vedi a ore, o ogni quindici giorni, come i carcerati.
Giose è un ex cantante
punk-rock. A volte gira con un cappello da pescatore, il giubbotto
attillato di pelle bordeaux, la sciarpa di seta scarlatta che gli
svolazza intorno al collo, e in mezzo alle madri trafelate, alle
nonne e alle dimesse baby-sitter dei compagni di Eva, spicca come un
papavero sul prato. Quando muore Christian - il suo compagno, il
padre naturale di Eva - Giose viene dichiarato dal Tribunale dei
Minori un tutore inadeguato.
Eppure è stato proprio
lui, Giose, contemplando al Museo delle Belle Arti di Budapest il
San Giuseppe con Gesù di Francisco de Herrera the Elder a
riconoscere in se stesso il desiderio della paternità. Davanti a
quel Giuseppe ancora giovane, con i capelli lunghi e la barba scura,
e al figlio, riccioluto e biondo. Un bambino che non gli somiglia
per il semplice fatto che non è suo figlio, ma che Giuseppe tiene
in braccio come se lo fosse, con tutta la dolcezza e l’urgenza che
solo un genitore può provare.
I pittori italiani -
dice il narratore di Sei come sei - non hanno trovato colori e
sentimento per la paternità degli uomini. Il loro Giuseppe è
spesso un vecchio casto e canuto; e con il bambino in braccio c’è
sempre la Madonna. È la maternità che celebrano e che li commuove.
Francisco de Herrera, pittore spagnolo, capace di celebrare la
paternità, strappa il cerotto dalla ferita di Giose. Lo costringe
ad ammettere che niente gli sembra più sconvolgente e desiderabile
che tenere un giorno anche lui, fra le braccia, un figlio. «Un
figlio che magari non sarebbe stato suo - come Gesù non era di
Giuseppe» e che anche lui avrebbe amato «di un amore visibile come
la firma di Francisco de Herrera, capace di illuminare l’oscurità
del bosco».
Sei come sei è un
romanzo che scava gallerie profonde nelle emozioni e nella
consapevolezza con cui alle emozioni ci rapportiamo. Narrato con la
lingua precisa e composita e lo sguardo avvolgente e colto cui
Melania Mazzucco ci ha abituato. Una lettura preziosa perché mette
in scena la vocazione alla genitorialità riconducendola
all’essenziale, riconnettendola alla sostanza - nei gesti,
nell’accudimento, nelle parole - e sganciandola dalla forma. Un
proverbio africano dice che per educare un bambino ci vuole un
villaggio. Sei come sei ci dice che per educare un bambino serve
qualcuno nei cui occhi il bambino possa rispecchiarsi e nel cui
affetto ritrovare se stesso e la propria storia, e che la famiglia è
un luogo da declinare al plurale. E - cosa importante - che è ora
che l’Italia diventi Europa anche in questo.
La stampa/Tuttolibri –
6 novembre 2013
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