Don
Giovanni chi? Due giornaliste rileggono in chiave femminile i
capolavori mozartiani.
Natalia Aspesi
Donne e amore così
fa Mozart
Quanti Mozart esistono, quello delle tante biografie e della storia del suo tempo, l’ultimo ‘700, quello dei romanzi, dei film e della fiction, quello dei musicologi e dei letterati, quello dei direttori d’orchestra, dei registi, dei costumisti, quello che i suoi milioni di appassionati si immaginano ogni volta che ascoltano una sua composizione o assistono a una sua opera. Adesso due signore di grande sapienza non solo musicale e di piacevole scrittura, ribaltano le idee più diffuse sulla personalità e la genialità del grande compositore, ma anche il senso dei suoi personaggi, che sono raccontati attraverso la lettura senza fine della sua trilogia italiana, scritta assieme al poeta e librettista Lorenzo Da Ponte, e arricchita dallo studio della sua corrispondenza, della sua biblioteca, di quanto hanno scritto i suoi e i nostri contemporanei.
Leonetta Bentivoglio, giornalista culturale di Repubblica e autrice tra l’altro di Il mio Verdi, e Lidia Bramani, musicologa che ha scritto anche il saggio Mozart massone e rivoluzionario , sono precipitate per anni, ognuna per conto suo, nel suono e nelle parole di Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte, per poi trovarsi e discutere le loro ricerche e i loro punti di vista, femminili e femministi, riunendoli in E Susanna non vien – Amore e sesso in Mozart : «scoprendo nella trilogia un’avveniristica e coerente teoria degli affetti» assolutamente moderna e ricca di ogni avvincente sfumatura amorosa, e riservando la ricchezza puntigliosa delle loro ricerche, necessarie soprattutto agli studiosi, nelle note alla fine di ognuna delle quattro parti.
Le donne di Mozart-Da
Ponte sono tanto più simili a noi di quanto lo siano le Violette e
le Mimi dell’’800, plasmate sull’immaginario maschile della
donna dipendente e comunque destinata a morire tossicchiando. Le
nozze di Figaro , ispirato alla commedia di Beaumarchais Il barbiere
di Siviglia o la precauzione inutile , racconta con Mozart la novità
della sorellanza tra donne, la Contessa e la sua domestica Susanna,
malgrado la differenza di classe e l’intrusione tra loro degli
uomini.
L’anno dopo, nel 1787,
la fantastica coppia musicista-librettista, affronta nel Don
Giovanni una Donna Anna assetata di vendetta contro chi ha tentato
di violentarla e ha ucciso il Commendatore suo padre, e una Donna
Elvira abbandonata, che “ama troppo”, come le donne del saggio
(1989) di Robin Norwood. E in Così fan tutte , opera considerata
misogina sino a quando l’hanno riletta Bentivoglio e Bramani,
Fiordiligi e Dorabella dimostrano come anche le donne possano non
essere monogamiche, ma tradire l’amato senza smettere di amarlo
pur attratte da un altro.
L’opera va in scena per la prima volta a Vienna nel gennaio 1790. Meno di due anni dopo, nel dicembre 1791, Mozart morirà di malattia, a 35 anni. In tutta la sua breve vita ha sempre amato le donne e rispettato il loro bisogno di libertà, come racconta nelle sue lettere: le sue amiche erano donne colte, poetesse, scrittrici, cantanti, protofemministe, ed era stato lui a spingere la sorella Nannerl a studiare e comporre. Amò moltissimo la moglie Constanze spesso vilipesa e incompresa dagli studiosi, come del resto Mozart, nel cui teatro per esempio Henri Ghéon rilevò «la paura per l’amore, il disprezzo per l’amore e la sofferenza per l’amore».
Il che non appare nelle
lettere a sua moglie, a cui scrive ciò che sogna di fare «con
l’amabile culetto degno di baci» e le suggerisce di preparare «il
nido bello e caro» per accogliere degnamente «il pargolino».
Le due autrici sembrano non voler mai abbandonare le partiture e i versi della trilogia, «una miniera sterminata e ipnotica». Eccole scandagliare Don Giovanni, e mandare in rovina la favola dell’eroe positivo «che ha incantato l’Ottocento, imbonito il Novecento» e ci ha manipolato nel 2000, «suscitando l’ammirazione di bacchettoni e sovversivi».
Mozart non ama il dongiovannismo, che spesso critica nelle sue lettere e neppure Don Giovanni, a cui nell’opera riserva una sola aria, essendo per le altre due travestito da Leporello. Mentre per il fedele don Ottavio, meraviglioso monogamo, Mozart riserva pagine di bellezza indimenticabile. «Quel che le incresce Morte mi dà», canta Ottavio e scrivono le esperte autrici che tutto sanno della musica, e riescono a farcela sentire, «la tonalità si scurisce, flauto e fagotto raddoppiano i violini, mimando i sospiri dell’amante. Gli archi tremolati esprimono la rabbia di Ottavio, mentre il disegno discendente dell’oboe, ripetuto per moto ascendente del fagotto, suggerisce il tormento».
Mozart, studiato oggi da due donne, rivela la sua sapienza di ogni forma d’amore, forse vissuta, forse solo intravista negli altri, e accolta con curiosità e spregiudicatezza. Per esempio, la disparità generazionale, nelle Nozze di Figaro , l’adolescente Cherubino circuito dalla giovanissima Barbarina a sua volta circuita dal maturo Conte, mentre la Contessa è attirata da Cherubino, e l’anziana Marcellina vuole sposare il gagliardo Figaro, innamorato della coetanea Susanna che lo ricambia ma è corteggiata dal Conte; fino a quando si scoprirà che Figaro è il figlio di Marcellina e tutto andrà a posto.
La signora anziana e
vogliosa viene quasi sempre attaccata dagli studiosi del teatro
mozartiano, come “un errore”, mentre è a lei che viene affidato
il compito di un manifesto antimisogino. «Sol noi povere femmine
Che tanto amiamo questi uomini, Trattate siam dai perfidi Ognor con
crudeltà». Le idee libertarie di Mozart vengono collegate a
romanzi e film degli ultimi anni, e per esempio per il diritto alla
sessualità delle donne anziane si citano Mario Vargas Llosa (Elogio
della matrigna).
Abraham Yehoshua (Rito r n o dall’India ) e il celebre film di Hal Ashby Harold e Maude .
Il nuovo Mozart di cui Leonetta Bentivoglio e Lidia Bramani sono vistosamente innamorate, fa dimenticare soprattutto quel bambinone ridanciano dell’ Amadeus di Milos Forman (1984). Il suo ‘700 non è quello della Rivoluzione Francese, ma piuttosto quello della cultura massonica, di cui fanno parte anche i suoi importanti amici come il protosocialista Ziegenhagen e (probabilmente) anche il medico gesuita Mesmer inventore del magnetismo animale.
Mozart era feroce con i
privilegi degli aristocratici, ma era contrario alla spiccia loro
eliminazione come in Francia, e pensava che la nobiltà aveva il
dovere di mantenere i suoi patrimoni per metterli al servizio della
società. Era colto, amava la scienza, la letteratura, il teatro, la
nascente psicologia, la filosofia e gli studi giuridici, era
cattolico, anticlericale, pacifista, animalista, molto tollerante.
Era quindi, come ci racconta E Susanna non vien, un uomo del futuro,
il meglio dell’oggi.
La Repubblica – 13
ottobre 2014
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